Perché scendere in piazza il 22 Febbraio?

Perché scendere ancora in piazza il 22 Febbraio?

 

 

No, non è una domanda retorica.

 

E’ una domanda che mi sto ponendo spesso in questi giorni, soprattutto per cercare di spiegare a chi è stanco, a chi non ha quasi mai partecipato al corteo del 22 febbraio, a chi verrà per la prima volta, i motivi, le ragioni, per cui vale la pena, anzi no, è necessario, scendere in piazza, ancora una volta, il 22 Febbraio.

 

 

Sono ormai passati 34 anni da quel 22 febbraio del 1980, dal corteo che attraversò le strade di Val Melaina e del Tufello, le stesse che attraverseremo sabato prossimo.

 

Sono passati 34 anni da quel triste e arrabbiato corteo che attraversò le strade di Roma a poche ore dall’infame assassinio di Valerio Verbano.

 

 

34 anni fa quando si diffuse la notizia che spararono a Valerio, immediatamente accorsero in Via Monte Bianco decine di persone, tanti amici e compagni. Gli studenti dell’Archimede si riunirono davanti ai cancelli della scuola, si formarono capannelli silenziosi e rotti dalle lacrime e altri, più rumorosi, formati da persone che iniziarono a fare scritte sui muri e preparare striscioni per la manifestazione immediatamente autoconvocata in Piazzale degli Euganei, nel centro del quartiere Tufello.                                                                                      Molti altri si riunirono davanti alle sedi politiche del quartiere e preparano anche qui manifesti e striscioni con sopra scritto UCCISO DAI FASCISTI IL COMPAGNO VALERIO VERBANO. NON BASTERANNO CENTO CAROGNE NERE PER VENDICARLO che vengono appesi sui muri del quartiere. I compagni e le compagne di Valerio indicarono immediatamente la matrice fascista come unica possibile.                                                               La sera prima, nel quartiere di Cinecittà, un commando neofascista aveva ferito con un colpo di pistola alla testa un militante dell’organizzazione Lotta Continua per il comunismo, così come rivendicato poi dagli stessi NAR nel comunicato numero due, quello del martello di Thor, quello della “pistola lasciata nell’appartamento” come scrissero beffardamente.                                                                                                                                           Alle cinque del pomeriggio un corteo di centinaia di studenti partì dal liceo Archimede, al Nuovo Salario, e arriva a Piazzale degli Euganei. Ad attenderli c’erano migliaia di persone. Le radio del Movimento avevano dato subito la notizia dell’assassinio per mano fascista di un compagno, e invitato tutti i militanti di sinistra a recarsi presso il Tufello per un’immediata mobilitazione. La Polizia giunse in gran forze e vieta lo svolgere della manifestazione, puntando decine di fucili con i lacrimogeni contro i manifestanti. Solo la decisione di autorizzare la manifestazione all’ultimo momento evitò gli scontri di piazza.

 

 

Gli scontri ci furono il giorno dopo, fuori dall’università, con l’assalto alla sede del Msi di via Pavia, ci saranno il pomeriggio a Prati dove un compagno viene ferito da un carabiniere.

 

Gli scontri ci furono il 25 febbraio, giorno del compleanno e del funerale di Valerio.

 

Quel giorno gli agenti del commissariato di San Lorenzo spararono perfino dalle finestre del loro infame “posto di lavoro” contro i diecimila compagni venuti a dare l’ultimo saluto a Valerio.

 

 

Il 22 ottobre a 8 mesi dal suo infame assassinio, veniva messa la lapide in ricordo di Valerio Verbano in via Monte Bianco. La lapide ove ogni 22 febbraio ci ritroviamo per ricordare Valerio, La lapide più volte imbrattata, distrutta, da quegli stessi fascisti che parlano di rispetto per i morti…
La lapide rossa, protetta da due bandiere rosse ai lati.

 

Anche quel giorno la Questura vieta ogni manifestazione ma gruppi di compagni si autoconvocano e attaccano in diversi punti della città le sedi della Democrazia Cristiana, del Msi, le forze dell’ordine.
Una settimana esatta dopo la sistemazione della lapide, viene recapitata a Sardo una missiva anonima di minacce e la lapide viene imbrattata. Non è il primo né sarà l’ultimo sfregio che verrà compiuto ai danni della lapide.

 

 

Per i primi anni ’80, ci sarà divieto di manifestare oltre Via Montebianco e causa anche la debolezza del Movimento saranno poche le iniziative di lotta per ricordare Valerio ma ogni anno, per oltre dieci anni si farà sempre l’assemblea cittadina degli studenti medi al Liceo Archimede e la mobilitazione sotto la lapide fino a quando a metà anni ’80 verranno nuovamente autorizzati i cortei per le strade del quartiere.

 

Poi vennero gli anni 90 anni difficili per alcuni versi, che si aprirono con il grande corteo del decennale, quando una nuova generazione di militanti, cresciuti nel Movimento della Pantera, partecipa al corteo.

 

A cui seguirono cortei anche tesi, con fascisti e fascistelli che si affacciavano ai lati degli stessi cortei per provocare, insultare, forti della rinascita delle organizzazioni, delle idee e pratiche razziste e fasciste perfino nei quartieri proletari. Erano gli anni della crescita del Msi prima e di Alleanza Nazionale poi, dei naziskin, di Movimento politico e Meridiano Zero.

 

A volte, anche in pochi siamo scesi in piazza per ricordare sempre e comunque Valerio, la sua lotta, il suo antifascismo…

 

 

E poi gli anni delle parole di Carla, forti e vibranti, che hanno fatto venire in piazza anche chi non c’era mai stato. Gli anni dell’occupazione della Palestra Popolare intitolata a Valerio, nel cuore del Tufello, gli anni dei cortei di massa, come mai lo erano stati prima, gli anni in cui vecchie e nuove generazioni si sono ritrovate a migliaia e migliaia in Via Montebianco.

 

 

Oggi scendere in piazza, ripercorrere per l’ennesima volta le strade di Val Melaina, del Tufello, di Montesacro ha un senso ancora forte, ne sono sicuro.

 

Ha il senso della nostra storia, una storia piccola all’interno di una molto più grande. Ha il senso della memoria, di quella memoria di parte, faziosa, che i fascisti e lo stato hanno cercato di distruggere, silenziare, annichilire, senza riuscirci affatto.

 

Le persone che partecipano al corteo del 22 Febbraio aumentano, non diminuiscono…

 

 

Qualcuno dice che senza Carla la manifestazione ormai rischia di perdere di senso.

 

E perché mai?

 

Si scendeva in piazza prima, anche quando, come Carla raccontava spesso, nessuno la intervistava e dava risalto alle sue parole, si scende in piazza oggi, quando le sue parole sono scolpite nelle coscienze di tutte\i noi

 

L’assenza di Carla non può che dare la forza a che le ha voluto bene di continuare la lotta, per non tradire una promessa.

 

 

Quest’anno poi ci sono mille motivi in più per cui è giusto e necessario scendere in piazza.

 

Quest’anno il 22 Febbraio è la giornata di mobilitazione nazionale NO TAV in solidarietà per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò da quasi 3 mesi in isolamento nelle prigioni della Repubblica antifascista nata dalla Resistenza.

 

Come lo fu Valerio Verbano, antifascista militante.

 

 

Valerio scenderebbe in piazza per loro.

 

 

 

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