Lunedì 25 febbraio, giorno in cui Valerio avrebbe compiuto 19 anni, si svolgono invece i suoi funerali.
Questi si tengono presso il cimitero monumentale del Verano a San Lorenzo. La polizia vieta qualsiasi manifestazione. Ai funerali però partecipano migliaia di persone, secondo alcune stime, circa diecimila1.
Migliaia e migliaia di compagni e compagne occupano l’intera piazza. Questo fatto viene preso a pretesto dalla polizia per caricare duramente i partecipanti e le partecipanti al funerale. Gli scontri sono durissimi: la polizia carica sia nella piazza antistante il cimitero che nelle strade limitrofe, e spara anche, appostandosi dietro le finestre del vicino commissariato di via Tiburtina2.
Vedendo in quella folla che andava a dare l’ultimo saluto a Valerio, niente altro che una ‘manifestazione non autorizzata’, la polizia ha mostrato ancora una volta il suo volto impietoso.
Il giornale “Lotta Continua” del 27 febbraio dedica largo spazio all’aggressione poliziesca durante i funerali di Valerio. In un lungo articolo ci racconta di cariche indiscriminate, di fumogeni fin dentro il cimitero, di ben cinquantasette fermi e tre arresti, e dell’intero quartiere di San Lorenzo assediato fino a tarda sera.
“Valerio Verbano, giovane compagno: anche i suoi funerali hanno visto la vigliacca vendetta dello Stato. Quando anche un funerale diventa un’occasione di vendetta per la polizia.
Già dalle 14.30 gruppi di compagni si recano alla spicciolata davanti all’entrata dell’obitorio, in piazzale del Verano. Uno striscione sul cancello: ‘Valerio è vivo’, mazzi di garofani rossi raccolti nelle vicinanze. Due ali mute di giovani attendono in fila di dare l’ultimo saluto.
‘Stai buono…’
Si fischia l’Internazionale, la bara passa tra due ali di pugni alzati, di fiori che volano, di bandiere rosse. Un urlo da dietro: ‘Stracciamogli pure a loro le famiglie!’. E’ un grido che nessuno raccoglie, il padre di Valerio si gira e rivolto verso il punto da dove è giunta la voce dice: ‘Stai buono!’. Non è stizzito, arrabbiato, il padre di Valerio invita alla calma, è un invito paternalistico. Si arriva sempre con il senso d’oppressione davanti all’entrata del Verano: la bara, portata a spalla dai compagni del quartiere viene posta dentro il furgone, i genitori prendono posto in una macchina subito dietro. Molti compagni entrano dentro il cimitero, corrono dietro al furgone, mentre gli amici di Valerio invitano la gente ad andare via: ‘Fino qui – dicono – fino qui compagni! Ora il padre e la madre vogliono stare da soli’.
Si esce fuori, molti iniziano ad andarsene, altri si fermano a parlare in capannelli. Poi improvviso, parte lo slogan: ‘Valerio è vivo e lotta insieme a noi, le nostre ideenon moriranno mai!’, si forma la testa di un improvvisato corteo. Ci si dirige verso San Lorenzo, non si fanno neanche 50 metri che arrivano due blindati. I compagni alle prime file alzano le braccia gridano: ‘Fermi! Fermi!’. In risposta partono a raffica le prime salve di candelotti.
Asserragliati dentro il cimitero, tra il fumo dei lacrimogeni
‘Germania in autunno’: forse qualcuno l’avrà visto quel film. E ricorda le facce coperte ed i pugni chiusi mentre Baader, Raspe e la Esslin se ne vanno già nelle rispettive bare. E ricorda la polizia con i cavalli ad assediare i funerali di tre ‘morti di nessuno’ salutati da centinaia di giovani oramai senza nome. I fazzoletti sul volto fino agli occhi, gli occhi lucidi e le lacrime traditrici che si scorgono lo stesso. Le parole. Le parole che non escono per il magone e all’improvviso diventano grida e forse, prima ancora alludono a quel proprio essere ormai senza nome che giunge ad una ricerca di autoaffermazione. Chiusi, accerchiati, costretti. Con gli occhi che fissano la bara che se ne va. Senza non poter vedere blindati e cellulari e le spalle voltate a quel nugolo bianco di tombe recintate.
Quando la bara di Valerio è appena scomparsa dallo sguardo, le parole sono subito diventate slogan. ‘Valerio è vivo e lotta insieme a noi…’ Per dar forza ai vivi nel garantire la continuità del percorso di una lotta…’
Così ricorda il giorno del funerale Duka, allora giovane militante autonomo del quartiere Africano
“I funerali che erano il giorno del suo compleanno. Come entra…..come entra la bara, poi riescono i compagni che hanno portato la bara, perche’ il grosso stavamo fuori…non e’ che siamo andati a segui’ pure noi dove stava la famiglia….quelli più vicini…..proprio stretti che i genitori conoscevano…vabbe’ so’ entrati e i compagni hanno portato la bara, qualcuno pure che deve fa’ sempre il curioso, ma il grosso comunque….bisogna pure capi’ certi momenti, di non esse’ troppo invadenti…il problema e’ che come so’ riusciti i compagni che erano entrati e avevano portato la bara, le guardie ci hanno caricato. C’ hanno caricato, i compagni non avevano materiale per scontrarsi, ma nemmeno come autodifesa…però dico, non l’avevano…non c’erano manco i serci, non c’era nulla….loro hanno…Sì. La polizia carica a freddo e più…infamata…e’ che manco i poliziotti de servizio, quelli addetti che erano pagati in quel momento per caricarci, ma quelli che si potevano fa li cazzi loro, del commissariato di San Lorenzo, ci son proprio le foto su “I Volsci”, non e’ una leggenda…. c’hanno sparato, c’e’ la foto, dal commissariato, con la mano così…si vede pure la faccia, non solo la mano col pezzo. Comunque la mano col pezzo, si vede benissimo, e quello al palazzo del commissariato San Lorenzo, lo conoscono tutti, perciò, non e’ che me ‘sto a inventa’ qui le cazzate….c’hanno tirato”3
1 Cfr “Lotta continua”, 27/02/1980; “I Volsci”, 10/03/1980; intervista a Marco L. Roma 05/12/2008.
2 Vedi fotografie pubblicate su “Lotta continua” del 27/02/1980 p. 2.
3Intervista a il Duka, Roma, 04/06/2010.
tratto dal libro “Valerio Verbano. Una ferita ancora aperta” di Marco Capoccetti Boccia, Castelvecchi Editore, Roma, 2011.
http://www.pugliantagonista.it/archivio/foto_arch/valerio_bara_1.JPG
http://www.pugliantagonista.it/archivio/foto_arch/valerio_san_lorenzo.JPG