Ancora una volta.
Dopo gli attentati dello scorso dicembre, dopo la cena solidale autorganizzata dalle compagne del 22 lo scorso 13 gennaio, dopo la ristrutturazione della sede e in particolare della porta, ancora una volta uomini sessisti, lesbofobici hanno colpito al buio, al riparo omertoso del silenzio che li protegge.
La notte fra il 24 e il 25 gennaio hanno disegnato “cazzi” e scritte lesbofobiche sui murales ove sono disegnati i volti delle donne, hanno messo la colla nel lucchetto per rendere inagibile la sede stessa.
Chi è stato?
Ovviamente non lo so, ma so perfettamente in quale clima agiscono questi lesbofobici antifemministi: in un clima di odio verso le compagne, verso le lesbiche, verso le femministe. Un clima che si respira in quella Via da anni, tanti, troppi anni. E chi la frequenta, per un motivo o per l’altro da più di ventanni come il sottoscritto, lo sa bene.
Alle compagne femministe e lesbiche del 22 va espressa la solidarietà concreta e militante, anche e soprattutto da parte di noi uomini, poiché le compagne del Movimento lo fanno da sempre, al fine di rompere quel muro di omertà che alberga da anni in quella che fu la mitica Via dei Volsci e che oggi è luogo di episodi quotidiani di sessismo, lesbofobia, prevaricazione. Lo è da almeno 13 anni, non c’è nessuna novità in questi attacchi contro le compagne, se non per chi ha la memoria corta, ovviamente.
Perché continuano ad attaccare la sede delle compagne?
Perché sono lesbofobici e antifemministi, ovviamente. Ma questa spiegazione non basta, non è sufficente a spiegare l’odio e il disprezzo che manifestano questi attacchi continui al 22. Perché costoro si stanno accanendo impunemente contro le compagne? Spetta a costoro a loro dirlo, pubblicamente: che lo facciano, se ne hanno il coraggio.
Ma alla fine anche questo importa poco. Quello che importa davvero è che è tempo che noi uomini, che noi compagni, si prenda la parola in maniera decisa, in maniera chiara e solidale, affinché il muro del silenzio omertoso in cui agiscono questi maledetti si rompa definitivamente. Non importa se dovremo usare volantini o comunicati, se dovremo usare la rete o le classiche riunioni nelle sedi politiche o nei centri sociali. Importa che noi uomini, noi compagni, si prenda la parola individualmente e collettivamente contro la lesbofobia, contro il maschilismo, contro il patriarcato che guida la mano degli attacchi al 22.
E’ ora di dire basta