Quando con mio padre passavamo in macchina sull’olimpica mi diceva sempre la stessa cosa: questa strada fu costruita per le olimpiadi di Roma ’60.
Prima non c’era.
E’ una strada utilissima perché collega un pezzo di città con un altro pezzo di città: velocemente, molto velocemente. Ma c’era sempre una nota di tristezza nella sua voce quando diceva questa cosa poiché in fondo Villa Pamphili, la più bella e grande Villa di Roma, vero polmone verde della città, era stata ferita. Era ancora viva, sì, ma era stata ferita tagliata in due..profondamente e per sempre, a meno che qualche pazzo visionario sognatore un giorno non chiuda la strada, quel tratto dell’olimpica, e la riempia di nuovo di terra e alberi…
Forse era quello che in fondo desiderava mio padre, perché prima dell’Olimpica, Roma era una città più piccola e più lenta, con più prati selvaggi e meno cemento, con più alberi e meno palazzoni grigi. Era la Roma in cui lui girava in bicicletta per andare a consegnare il latte prima di andare, a piedi, a scuola. Era la Roma in cui si giocava a pallone in campetti improvvisati di terra, poca, e sassi, tanti. Era la Roma in cui lo sport si diceva fosse ancora una passione popolare, soprattutto il calcio e il ciclismo.
Poi con le Olimpiadi divenne l’industria che tutte/i conosciamo oggi.
Ma queste sono ricostruzioni nostalgiche che poco contano e forse neanche son del tutto vere.
Quello che è vero è che Roma non ha bisogno delle Olimpiadi nel 2020 poiché con esse si arricchiranno solo politici, palazzinari, banchieri, assicuratori, speculatori di ogni sorta e malavitosi e malavitosetti vari. A impoverirsi e a soffrire sarà certamente la città, dove aumenteranno i metri cubi di cemento e i morti sul lavoro (do you remember quanti ne morirono nei cantieri della maledetta Italia ’90?).
Roma non ha bisogno di ingrandirsi ma di ridimensionarsi. Di rimpicciolirsi proprio, direi. Roma ha bisogno di recuperare palazzi abbandonati al degrado e alla speculazione e ristrutturarli al fine di dare casa ai senza casa, di aprire ospedali e presidi sanitari, biblioteche pubbliche e centri anziani, asili e scuole, palestre popolari e non di chiudere spazi socio-sanitari come hanno fatto finora le giunte di centrodestra e le giunte di centrosinistra. Roma ha bisogno di diventare a misura di bambina\o innanzitutto, prima di continuare a essere a misura di speculatore.
Stiamo ancora pagando lo scotto dei mondiali di nuoto, pensate che disastro ecologico-sociale porteranno in città le Olimpiadi!
E infatti, chi le sostiene oltre ad Alemanno e la Polverini, la Camera di commercio e la Fondazione Roma? I professionisti e le professioniste dello sport, da Totti il Pupone (ma a proposito quando crescerà mai?) fino a quel fascista di Buffon, passando per quell’antipatica della Pellegrini per finire con quell’idiota evasore di Valentino Rossi. Tanto a loro che gliene importa, saremo noi a vivere fra buche e cantieri infiniti (come se ce ne fossero pochi in città..), fra trasporti pubblici ancora più stracolmi e sempre meno efficenti, fra cartelloni pubblicitari sempre più invadenti al punto che ce li ritroveremo pure sui singoli balconi, per non parlare di quanto aumentaranno le merci, tutte, in città.
Le Olimpiadi saranno un disastro: fermiamole fino a che siamo in tempo.
Le Olimpiadi non saranno in alcun modo un bene comune per la città, ma solo una calamità non naturale ma capitalistica… impediamo che si facciano !
Rispondiamo noi all’appello di Alemanno e degli sportivi a Mario Monti: mandiamoli dove si meritano e lottiamo per un nuovo modello di sviluppo socio-culturale della città, che non preveda le Olimpiadi e i grandi maledetti eventi nel proprio percorso.
Marco Capoccetti Boccia
approvo eccome!
Grazie del post!