Mercoledì 23 Marzo
ore 18
ex Asilo Viale Duca degli Abruzzi
Presentazione del libro con la presenza dell’autore
…
Valerio Verbano una ferita ancora aperta
Passione e morte di un militante comunista
d Marco Capoccetti Boccia
Accadde a Roma il 22 febbraio del 1980. Tre individui armati e con il volto coperto da passamontagna si presentano al civico 114 di via Monte Bianco, l’appartamento in cui Valerio Verbano, militante di Autonomia Operaia appena diciannovenne, vive insieme ai genitori. Valerio apre la porta di casa sua alle 13 e 40 e viene immediatamente assalito. Ne nasce una colluttazione che ha termine con dei colpi di pistola. Uno raggiunge il giovane Verbano alla schiena perforandogli l’intestino. Valerio muore ma, da quella terribile data, sarebbero passati oltre trent’anni senza che al suo nome potesse essere collegato quello degli assassini. Un mistero terribile che Marco Capoccetti Boccia ricostruisce con dovizia di particolari: Valerio, prima di morire, stava indagando sul mondo dell’estrema destra romana e raccoglieva materiali che avrebbero dimostrato i legami tra l’eversione nera, gli ambienti della Banda della Magliana e gli stessi poteri pubblici, il tutto destinato a comporre un dossier che, evidentemente, costò la vita al comunista romano. Quello stesso incartamento, a suo tempo sequestrato dagli inquirenti, risulta scomparso dagli archivi del Tribunale di Roma. Sono questi gli attori principali presenti sulla scena del delitto: terroristi neri che, insieme a istituzioni incuranti se non complici, fanno della passione e della morte di Valerio Verbano un omicidio di Stato.
Ricordare oggi Valerio, significa lottare per una società più libera, contro la paura e l’egoismo, per i nuovi diritti di cittadinanza, contro un modello sociale fondato ancora sullo sfruttamento.
Strappare spazi alla speculazione, affermare il diritto alla casa, contrastare precarietà di vita e di lavoro, aprirsi a una società meticcia e multiculturale, praticare autonomia e indipendenza