Insomma non si parla d’altro.
Il 15 ottobre di qua…il 15 ottobre di là..cosa facciamo il 15 ottobre…tu scendi dalla mattina…io arrivo il pomeriggio…chi sta con la Fiom…chi sta con la Cgil in toto…chi sta con Uniti contro la crisi… chi sta con i neoautonomi (li mejo, detto per inciso..) chi sta con i movimenti sociali e chi sta addirittura coi partiti di centrosinistra, nascondendosi ma neanche troppo…e poi chi si mette in mezzo…chi sta con i beni comuni (che poi qualcuna\o dovrà spiegarmi cosa sono i beni comuni, Marx non approverebbe di certo il il termine Bene Comune affibiato a una merce o ad una città, che casino l’assenza di categorie…
Or dunque arriva il 15 ottobre, non si parla d’altro nelle riunioni cittadine e nazionali, nelle assemblee cittadine e nazionali, al massimo del politicismo purtroppo e infatti il risultato è che tutte\i proiettati verso l’ennesima scadenza, seppur autoconvocata e non imposta dai soliti vertici farsa delle istituzioni capitaliste, resta una scadenza, una giornata. Nulla di più.
E purtroppo tutte\i concentrate\i su questa data, che ormai non sopporto più personalmente, non ci si accorge che l’autunno è caldo solo dal punto di vista metereologico (ieri a Roma pare ci fossero 28° !!), che nonostante una manovra massacrante nessuna\o o quasi scende in piazza, che dopo lo sciopero parziale del 6 settembre neanche si parla di farne un altro, serio, che parta dal basso, che coinvolga realmente le persone: lavoratori\trici, studenti, disoccupate\i, precarie\i, casalinghe, migranti, pensionati ecc ecc. Uno sciopero dal basso, autorganizzato e di massa. Ma no, si perde tempo a discutere del 15 ottobre e nulla più. Mentre nient’altro si muove.
A mio modesto avviso, e questo è il punto di vista di un semplice militante autonomo old school, si dovrebbe ripartire dai fondamentali: fare un lavoro politico di massa nei quartieri e nei posti di lavoro, nelle scuole e nell’università, con volantini e manifesti, con comizi al mercato e facendo scritte sui muri, provando a organizzare assemblee con le persone e non sempre e solo fra di noi. Ma non semplicemnete sul 15 ottobre ma in generale sulle cosiddette “questioni concrete” sulle quali è possibile che si aggreghino settori sociali colpiti dalla crisi. Poi magari sarebbe utile che tutti i soggetti che si richiamano realmente e non per finta all’autorganizzazione e all’autogestione, all’antagonismo e all’autonomia della classe, mettessero in comune, in raccordo, quello che producono in termini di lotte e conflitto, anche se minimo va bene lo stesso, e da quello si partisse per trasformare il 15 ottobre in una vera giornata di lotta dei movimenti sociali. Una cosa d’altri tempi, me ne rendo conto.
Invece così si rischia che il 15 ottobre diventa una kermesse elettorale/sindacale ove prevalgano gli interessi di chi si prepara al governo di centrosinistra (più centro che sinistra in effetti…). A me del preparare il terreno al prossimo governo di centrosinistra non me ne importa nulla, essendo un astensionista militante e un antagonista del sistema della democrazia rappresentativa e non solo del governo di centrodestra.
Quindi rimbocchiamoci le maniche e scaviamo bene per rilanciare pratiche conflittuali reali, antagoniste al capitalismo e non semplicemente al governo di centrodestra. E se possibile coordiniamoci seriamente, dal basso, in forma realmente autorganizzata, per fare del 15 ottobre sì, una grande giornata di lotta, ma per andare oltre, per sedimentare qualcosa di veramente conflittuale e antagonista.
Per l’Autorganizzazione sociale
Per l’Autogestione delle lotte
Per l’Autonomia Operaia e Proletaria