Il
14 settembre scorso nel quartiere Magliana, a Roma, si è consumato il
tentativo di sgomberare l’occupazione a scopo abitativo dell’ex-scuola
Otto Marzo. Nonostante il consistente spiegamento delle forze
dell’ordine (circa 200 carabinieri guidati dal comandante provinciale
dell’Arma) l’operazione non è riuscita. A fermarla è bastata la
resistenza pacifica ma determinata delle 40 famiglie che abitano
nell’ex edificio scolastico. Constatato l’insuccesso, i carabinieri
hanno tratto in arresto alcuni occupanti: 5 lavoratori precari che non
potendosi permettere un affitto a prezzi “romani” hanno avuto il merito
di non rassegnarsi a sopravvivere ma di lottare insieme ad altri,
spinti dalla necessità materiale di avere una casa e dal desiderio di
un diverso abitare. È così che in 2 anni di occupazione gli arrestati
insieme ad altri nuclei familiari hanno recuperato uno spazio pubblico
abbandonato al degrado restituendolo all’intero quartiere: oggi l’ampio
giardino della ex- scuola è uno dei pochi spazi verdi di Magliana, mentre
le sue mura ospitano una scuola di teatro e una palestra popolare
tirata su con le fatiche degli occupanti. Un auto-recupero che
evidentemente nella capitale fa paura a molti: Roma vive, in effetti,
da anni una condizione di emergenza abitativa, nonostante gli
appartamenti sfitti sfiorino le 200.000 unità. Una città paradossale:
la popolazione non cresce da circa vent’anni ma si continua a costruire
senza sosta, mentre il bisogno di casa ha fatto sorgere diverse
occupazioni, a scopo abitativo, di stabili pubblici abbandonati.
Dopo
la sentenza del riesame, che ha avuto luogo il 29 settembre scorso, 3
dei 5 arrestati sono ora agli domiciliari, uno di loro invece ha
l’obbligo di firma quotidiana presso il commissariato di P.S., mentre
il quinto è stato liberato dopo 10 giorni di detenzione. Per un sesto
occupante, che si trova all’estero per motivi di lavoro, pende una
richiesta di arresto presso il proprio domicilio.
Le
accuse a loro carico sono state formulate da un unico testimone: un
ex-occupante allontanato dallo stabile perché violento e sessista, che
oggi li accusa di estorsione, violenza privata, nonché di furto di rame
e di corrente elettrica. In particolare quest’uomo, sostiene che i sei
avrebbero preteso in cambio della permanenza nello stabile un “pizzo”
di 150 euro mensili per ogni singolo abitante (compresi i minori). Non
è stato ancora possibile per gli avvocati della difesa ascoltare
quest’individuo, né far testimoniare gli altri abitanti della “8 Marzo”
che scagionerebbero gli accusati. Così prima che il riesame deliberasse
la scarcerazione, il Gip ha confermato gli arresti a scopo cautelare
benché non esistesse alcun pericolo di fuga e nonostante l’impianto
accusatorio sia a dir poco fantasioso: com’è possibile, per esempio,
che famiglie numerose come alcune di quelle della “8 marzo” possano
pagare una cifra che complessivamente supererebbe quella di un affitto?
Com’è possibile non tener conto dell’incompatibilità dell’accusa di
estorsione con lo stile di vita e i movimenti di denaro, ampiamente
documentati dalla difesa, di 6 precari squattrinati?
Per
quanto riguarda poi il presunto furto di rame, l’accusa sostiene che
gli arrestati avrebbero sventrato l’intero palazzo per ricavarne il
prezioso materiale dall’impianto elettrico il quale però oggi risulta
perfettamente funzionante; ma, nel caso fosse reale tale assurda
imputazione, come sarebbe possibile accusarli anche di furto di
elettricità? Delle due l’una.
Per
quanto riguarda il furto di elettricità bisogna inoltre ricordare che
gli occupanti hanno fatto, più volte, richiesta di regolare allaccio
per poter pagare la corrente di cui usufruiscono. Tale regolarizzazione
non gli è stata però mai accordata.
A
rimarcare l’infondatezza delle accuse si aggiungono le numerose
attestazioni di solidarietà che i 6 hanno ricevuto da tutti i movimenti
di lotta per la casa, dai movimenti studenteschi e universitari, da
numerosi centri sociali e associazioni socio-culturali della città che
hanno organizzato varie iniziative politiche in loro sostegno.
Per
quanto concerne le vicende personali dei 6 occupanti accusati è
necessario evidenziare che uno di loro è in gravi condizioni di salute
e attende da tempo un intervento molto delicato. Nel corso dei 16
giorni di detenzione gli è stata nei fatti negata la possibilità di una
visita specialistica da parte di un chirurgo oncologo.
Siamo
sgomenti di fronte a una tale sospensione dei diritti civili nel nostro
paese e chiediamo pertanto la fine di qualsiasi restrizione alla
libertà di tutti loro. Allo stesso tempo però, al di là delle decisioni
del Gip e del tribunale del riesame, non possiamo dirci sorpresi
dall’intera vicenda.
Con
questo appello vogliamo, difatti, portare all’attenzione generale
eventi che altrimenti rimarrebbero rubricati nella cronaca locale, per
riannodarli in un discorso politico più ampio che riguarda tanto il
disastro urbanistico della città di Roma quanto le ingiustizie sociali
che si consumano nel paese in cui viviamo.
La
campagna d’autunno di Alemanno è cominciata, per chi non se ne fosse
accorto, il primo settembre scorso con lo sgombero dell’ex ospedale
Regina Elena. L’edificio di proprietà dell’università (anch’esso
abbandonato al degrado da diversi anni) in cui dal 2007 avevano trovato
una sistemazione circa 300 nuclei familiari. Ciò che è accaduto il 14
settembre, primo giorno di scuola, a Magliana non è che la prosecuzione
di tale campagna. Per i circa 30 bambini che vivono nella Otto Marzo
l’anno scolastico è così iniziato sul tetto dello stabile che li ospita
insieme alle loro famiglie. Tema dell’insolita lezione, il diritto
all’abitare. Il metodo d’insegnamento seguito, invece, è lo stesso
degli operai della Insse. All’alba, bambini e genitori sono stati
infatti costretti a rifugiarsi sul tetto dell’edificio in cui vivono
per difendersi dall’operazione di sgombero.
Nelle
ore successive al blitz, il sindaco Gianni Alemanno ha fatto
riferimento, commentando l’operazione, all’esistenza di un “vero e
proprio racket delle occupazioni”, del quale sarebbero vittime “persone
costrette a pagare un affitto e a partecipare a manifestazioni” e altre
addirittura “aggredite e malmenate perché non pagavano questi veri e
propri pizzi”. Una tesi, quella sottoscritta dal primo cittadino
capitolino, che fa eco a quanto più volte sostenuto dal presidente
della Commissione Sicurezza del Comune, Fabrizio Santori. Il quale, del
resto, nei giorni scorsi aveva avuto modo di lanciare i suoi strali
contro il blog del comitato d’occupazione della “Otto Marzo”,
definendolo “un canale d’informazione deviato”.
In
effetti, la libertà d’informazione sembra essere l’altro nodo della
questione esplosa a Magliana. “Ma nun c’avete ‘na famija pure voi?”,
gridava un occupante a un carabiniere prima che salisse la tensione.
“Io sono come un muratore”, rispondeva l’altro “se il costruttore mi
dice che devo fare una casa a forma di piramide, io la faccio”. Mai
paragone fu più calzante: sono difatti Il Messaggero e Il Tempo,
quotidiani dei costruttori Caltagirone e Bonifaci, ad aver dato
risonanza negli ultimi giorni alla campagna dei “si dice” e dei “pare
che” contro l’occupazione. Senza che i giornalisti di queste testate
siano mai venuti a fare un’inchiesta nell’occupazione di questo
quartiere già preda decenni addietro del famigerato sacco di Roma. Gli
unici giornalisti main stream a essere venuti nell’ex scuola a fare domande e riprese erano stati quelli di Report, (Il Male Comune, puntata del 31 maggio 2009). Milena Gabanelli aveva
spiegato cosa significasse l’auto-recupero della “Otto Marzo” per le
famiglie di Magliana, inserendo quest’occupazione nella più generale
situazione abitativa e urbanistica romana (questa sì, veramente
preoccupante).
Quest’autunno
la trasmissione di Rai Tre sembra abbia avuto non pochi problemi a
ripartire. Proprio per il giorno degli arresti il comitato
d’occupazione aveva indetto una conferenza stampa per prendersi il
diritto di replica alla campagna diffamatoria del Messaggero e del Tempo. Qualche muratore ha però costruito una piramide di troppo che ha costretto gli occupanti a ridiscutere la loro agenda.
La
vicenda di Magliana e gli arresti dei 6 precari, spingono dunque a una
riflessione più ampia sul concetto di libertà di stampa.
Chi
oggi ritiene che la profonda crisi democratica che pervade il paese
riguardi esclusivamente la programmazione dei palinsesti Rai è
destinato a rimanere minoritario. Continuerà, cioè, a
restare ostaggio di un populismo che ha gioco facile nell’alimentare
l’idea che esista un’élite intellettuale e politica ossessionata a tal
punto dalla persona del premier da arrivare a preoccuparsi di quanto
accade sotto le sue lenzuola. Le preoccupazioni, destate da quello che
si presenta come l’esito più recente di una crisi democratica dalle
profonde radici storiche, niente hanno a che vedere con la ripugnanza
estetica suscitata dal cattivo gusto di Berlusconi. Se questo è vero,
va in egual modo evidenziato che l’inquietudine avvertita da molti non
può limitarsi al feroce attacco subito in questi giorni da alcuni
quotidiani nazionali, quali La Repubblica e L’Unità.
Lo stretto controllo che il potere esercita sulla propria
rappresentazione è in effetti fortemente connesso a ciò che si iscrive
sulla pelle e nel quotidiano delle persone. Appare evidente, in tal
senso, che vi è da tempo un tentativo di far sembrare naturali e
ineluttabili processi economico -sociali che invece appartengono alla
dimensione dell’agire politico. L’intento è cioè quello
di ridurre questioni collettive come il disagio abitativo, la
precarietà e la riduzione del potere d’acquisto degli stipendi, a
problemi che riguardano il singolo e il suo personale fallimento
sociale. Implicazione non trascurabile di questo discorso, ormai
egemone, è che coloro che tentano di organizzare nei territori lotte su
tali temi sono non solo generici “farabutti”, ma addirittura criminali
che attentano all’ordine e alla sicurezza pubblica.
Invitiamo perciò a sottoscrivere questo appello tramite il quale si
chiede che i 5 occupanti vengano immediatamente liberati poiché i fatti
contestati non sussistono, che le accuse, assurde ed infamanti, vengano
ritirate e pubblicamente smentite e, in ultimo, che si faccia piena
chiarezza su quella che è una lotta per il diritto all’abitare che non
può, e non deve, essere ricostruita come una questione di malavita.
Per aderire a questo appello mandate una e mail con nome, cognome e professione, all’indirizzo: occupa@inventati.org
Comitato di Occupazione Magliana
CSOA Macchia Rossa
Ciclofficina
Magliana, Coordinamento cittadino di lotta per la casa, B.P.M.- Blocchi
Precari Metropolitani, Asia- R.D.B. ,Action, L.O.A. Acrobax Project,
Volturno-Occupato, Horus Liberato, C.S.O.A. Corto circuito, C.S.O.A.
Spartaco, C.S.O.A. La strada, C.S.O.A. Sans Papier, Spazio Sociale 32,
Militant, Atelier ESC, Point Break, Strike S.P.A., Casa Occupata
Portonaccio, Senza Tregua, All Reds Rugby Roma, Spazio Sociale Ex 51,
Laboratorio Sociale “La Talpa”, USI-A.I.T. ,C.S.O.A. EX Snia,
Associazione Yakaar Italia Senegal, Circolo di Rifondazione comunista
"Primo Maggio" Corviale, CST Decolliamo, L38SQUAT, Comunisti-sinistra
popolare, La rete dei comunisti (Roma), Federazione romana del PRC,
Luna e le altre, Collettivo "l’Officina" di Ostia, Coordinamento dei
Collettivi – Sapienza, Collettivo di Fisica – Sapienza, CSOA Forte
Prenestino, Assemblea Coordinata e Continuativa Contro la Precarietà,
Sportello Casa Primavalle e Spazio Antagonista Primavalle, Co.M.Uni.A.
(cospirazione metropolitana per l’università autogestita) della
Sapienza, Comitato di lotta per la casa di Livorno, Lab6b Economia
(Sapienza), Kollatino underground, Comitato di quartiere Pigneto
Prenestino, Cantiere Sociale Tiburtino, Collettivo Giovanile Tifiamo
Rivolta, Assemblea permanente di Fisica – La Sapienza, Confederazione
COBAS – Roma, Sinistra e Libertà XV Municipio,Centro
Donna L.I.S.A., Ciclofficina exLavaderia, A.R.C.A. associazione romana
casa e ambiente, Radio Onda Rossa, Collettivo Antagonista K4R del Liceo
Classico Anco Marzio, Martedi autogestito da femministe e
lesbiche-Radio Onda Rossa, Le Ribellule,Coordinamento donne contro il
razzismo, Laboratorio Sociale Autogestito 100celle, Agenzia X, Sinistra
e Libertà I° Municipio, Radio Città Aperta, Mithra (collettivo musicale
romano), Palestra Popolare Valerio Verbano, Astra 19 Spa, Associazione
interculturale Villaggio Globale, Collettivo "tutti potenziali
bersagli", C.S.O. Ricomincio dal Faro, Collettivo Comunista Romano,
Associazione Marxista Unità Comunista, Associazione Artemide,
Adesioni individuali:
Marco Capoccetti Boccia (scrittore e storico),Silvia Cristofori (dottoranda Università Sapienza di Roma),Marco
Zerbino (redattore delle Edizioni Borla),Emilio Carnevali (giornalista
di MicroMega),Sabrina Marchetti (dottoranda Università di Utrecht),Barbara
Romagnoli (giornalista), Alessandra Di Pietro, (giornalista), Michele
de Trucco (montatore e documentarista), Laetizia Ceccarini (precaria e
madre single),Chiara Ortolani (ingegnera e urbanista), Renato Berretta,
Sonia Lippi, Rosanna Spinazzola, Marco Staiano, Massimo Attias,
Emanuela Marrocco, Stefano Felicioni, Andrea Scarabelli (scrittore),
Oreste Toppi, Maria Emilia Sbarigia, Valentina Sfrizzichini, Giovanni
Ciccarone, Nino Lisi (pubblicista), Maria Teresa Bartolucci
(funzionaria pubblica in pensione), Francesco Sinni (fotografo),
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