A Sole. Campo De’ Fiori (11 Luglio 1998)

 

La notizia fa più male che un pugno nello stomaco.

Sole si è suicidata.

Non ho voglia di fare nulla, né di spaccare la città, né di fare una cazzo di inutile riunione in Via.

Una compagna non c’è più, si è suicidata come atto estremo di lotta al Potere, quello con la P maiuscola, quello totale, l’unico e il solo. Quello che solo i compagni anarchici riescono a vedere, mentre noi comunisti ne cerchiamo sempre di costruire uno nuovo, diciamo migliore, ma poi chissà perché lo costruiamo peggiore.

Una compagna anarchica argentina poi lo sa vedere meglio di tutti e tutte questo potere.

La tua lotta contro il Tav l’hai portata sino in fondo. Chissà se un giorno finalmente ci saranno migliaia di persone che si muoveranno in battaglia contro quel mostro di ferro e vapore. Migliaia, che non faranno sentire più sola nessuna compagna come te.

Chissà…

Forse un giorno migliaia di persone nella Valle che ti ha adottata scenderanno in piazza e riprenderanno anche la tua bandiera, ricorderanno anche la tua lotta e la tua vita.

Forse un giorno davvero non sarai più dimenticata, come invece sta già accadendo ora, a poche ore dalla tua morte.

Forse un giorno in tante e tanti correremo sui sentieri della Valle gridando i vostri nomi, quello tuo e di Baleno, gridando che finalmente sì, siete vivi e lottate insieme a noi.

Ma oggi non è così. Lo sgomento, la paura, l’isolamento, prevalgono sulla rabbia e la solidarietà.

Si sta divisi e si cade uno a uno, soli.

Dalla Valle a Torino, fino qui da noi a Roma, pare sia stata davvero inutile la grande manifestazione dello scorso 4 aprile, quella che si svolse una settimana dopo il suicidio di Baleno.

Siamo sgomenti e silenziosi, fermi e divisi, non è possibile. Non sembra possibile ma è così.

 

Faccio qualche telefonata con il mio nuovo e primo cellulare, che finalmente utilizzo per qualcosa di serio.

L’appuntamento è alle 7 di sera, per decidere che fare. Al solito posto.

Via dei Volsci numero 30.

Siamo pochi, incredibilmente. Poche decine di compagni e compagne per decidere cosa fare in questo caldissimo sabato di luglio.

Per discutere come ricordare Sole, come arrabbiarsi, come comunicare. Perché questo ormai è il nuovo mantra dell’area autonoma-antagonista romana da quando le Tute Bianche ci stanno surclassando su quel terreno. Saper comunicare.

Che stronzata immensa.

Ma te pare che a poche ore dal suicidio di una compagna in carcere se mettemo a discute come comunicare con la gente? Alla ggente de Sole non gliene frega niente, questa è la triste verità, quindi nun damose tanta pena pe’ na massa de pecoroni, senza offesa per i pecoroni.

Scennemo in piazza e sfasciamo tutto!

Altro che volantinaggi di massa e comunicazione alternativa!

Stronzate!

Facciamo esplodere la rabbia, quella la capiranno tutte e tutti ben bene, vedi te.

Facciamo come non siamo riusciti a fare dopo il suicidio di Baleno, pochi mesi fa.

Quel maledetto 28 marzo.

Quando un corteo silenzioso e senza scontri attraversò Roma.

 

Sole si è impiccata con un lenzuolo presso la comunità del Gruppo Abele ove si trovava agli arresti domiciliari dopo la morte di Baleno.

Aveva saputo che era stata rinviata a giudizio, con prove inconfutabili, secondo quel boia di Laudi.

Per che cosa poi? Per un pacco bomba a vernice esploso contro il cantiere del nuovo Palazzo di Giustizia di Torino. Sì, proprio quello che abbiamo mezzo sfasciato durante il corteo nazionale dello scorso 4 aprile. Un palazzo che doveva avere finestre e porte a prova di proiettile, in teoria, per difendere la sicurezza dei magistrati, e che invece era venuto giù sotto i colpi dei nostri mattoni e dei nostri bastoni.

Ecco come spendono i soldi pubblici! Nelle solite grandi opere inefficienti.

Perfino il neo consigliere comunale torinese di Rifondazione, Marco Revelli, fece prendere nota al consiglio comunale della contraddizione che noi sfasciatutto autonomi e anarcosquatter avevamo messo in nuce.

Dovevano darci un premio per aver fatto luce sui pessimi lavori di costruzione del Palazzo di Giustizia. Altroché!

 

Un pacco bomba di vernice, non di benzina o tritolo, ma di vernice era la prova inconfutabile con cui Sole, Baleno e Silvano sono stati sbattuti dentro pochi mesi fa. Con l’accusa di essere dei pericolosissimi terroristi nemici del progresso, ovvero il Tav.

Pensa te che assurdità.

Ah sì, certo. Anche i volantini. I volantini trovati a Silvano che rivendicano diversi attentati in Val Susa negli ultimi due anni.

Ma che se uno ha dei volantini rivendicativi in casa è automaticamente mandante e\o esecutore di uno o più attentati?!

Al limite direi che è un compagno poco furbo, poco attento.

Ma il Diritto non dovrebbe sbattere la gente dentro con queste prove ridicole, o no?

E’ il solito teorema contro gli anarchici, lo Stato ne ha sempre uno pronto nel cassetto, fin dai tempi di Pinelli e Valpreda.

Lo Stato ha paura che questa piccola lotta contro il Tav diventi una lotta di massa, radicale, organizzata. Che mandi in frantumi i sogni del centro-destra e del centro-sinistra che devono far mangiare un sacco di imprese con la Torino-Lione. Maledetti!

Per questo mesi fa hanno costruito questa montatura contro gli anarchici e in particolare contro Silvano, che è proprio della Val Di Susa, contro Edo e anche contro Sole.

 

Baleno si è suicidato a poche settimane dall’arresto.

Baleno si è suicidato quel maledetto 28 marzo.

Sole si è suicidata oggi, 11 luglio.

Forse per seguire il suo amato Baleno, dicono cinicamente e romanticamente radio e televisioni.

Non lo so questo, proprio non saprei dire se è andata così.

Mi sembra troppo presto per dirlo e poi io, noi, siamo così lontani dalla Val Di Susa, dal mondo anarchico. Non saremo noi a sparare sentenze. Meglio il silenzio alle parole fuori posto.

Meglio la rabbia alle lacrime di coccodrillo.

Ci sarà tempo per capire e riflettere, forse per piangere.

Ma ora dobbiamo pensare all’oggi, al che diavolo fare, ora che Silvano resta in carcere, da solo, e son settimane che sta facendo lo sciopero della fame.

Bisogna fare qualcosa cristo de ddio, bisogna aiutarlo, bisogna fermare questi suicidi di lotta di questi compagni e compagne!

Radio Black Out da Torino sta già lanciando appelli per sostenerlo, da dentro e da fuori.

Per non farlo sentire solo, isolato.

 

E noi a Roma che facciamo?

Non basta una riunione, non basta una manifestazione pacifica stavolta.

Un tempo si sarebbe urlato che “…non basta la sfilata, azione diretta organizzata!”

Alla fine noi maglianensi decidiamo comunque di andare in Via.

I compagni anarchici non sono venuti alla riunione. Ne sono passati un paio per dire che loro si stanno organizzando per andare a manifestare in centro.

Io speravo in loro, così come speravo in loro lo scorso 28 marzo, dopo il suicidio di Baleno, per mettere a ferro e fuoco ‘sta città de mmerda, sempre più narcotizzata dal centro-sinistra rutelliano.

E invece niente.

Anche alcuni compagni delle Tute Bianche si sono appena affacciati alla riunione per poi andarsene quasi tutti subito dopo.

Mentre noi autonomi de classe siamo pochi e male organizzati, come al solito.

Alla fine ne esce fuori una cazzo di inutile riunione, lo sapevo.

I soliti compagni pompieri cercano di calmare le acque di noi più esagitati, non vogliono fare casino, scontri, niente. Cazzo, ma se non incendiamo la città dopo il suicidio in carcere di una compagna e quanno lo famo?!

Me ne vado, è inutile avvelenarsi il sangue coi compagni pompieri e indecisi.

Temo che saremo meno che mai all’inutile volantinaggio di massa e comunicativo che si è deciso di fare a Campo de’ Fiori…

L’appuntamento è dunque alle 10 di sera a Campo de Fiori: per fare un volantinaggio, forse un presidio.

Siamo al limite del ridicolo, cazzo. Non sappiamo manco noi che fare.

Arrivo che la cosa più bella della serata è già accaduta: Buontempo è stato preso a calci in faccia!!!

Cazzo, che storia!!! Non ci posso credere, me la sono persa, che rosicata!!!

Vado da Valerio a farmela raccontare per benino.

Mi dice che è andata più o meno così: quando i compagni e le compagne, piuttosto pochini, accaldati e smarriti stavano volantinando guardati a vista dai caramba arriva Teodoro Buontempo detto “Er Pecora”, senza offesa per le povere pecore ovviamente, uscito fresco fresco dal noto ristorante per ricconi di Campo De’ Fiori, pronto a provocare nel giorno del suicidio di una compagna in carcere.

Maledetto.

Lui che dagli anni ’70 ciancia a vuoto di onore e rispetto per i morti è il primo a non averlo, questo rispetto.

Noi lo sappiamo ovviamente che le sue sono parole al vento da 30 anni a questa parte, ma è bene ribadirlo per quei proletari coglioni che allo stadio e nelle periferia ci credono o fanno finta di crederci a queste cazzate sparate da Buontempo e camerati vari.

Insomma Buontempo entra spavaldamente in piazza davanti a centinaia di compagni.

Almeno così racconterà ai giornali e alle televisioni, ‘sta merda.

In realtà entra di soppiatto ben scortato dai suoi camerati, osserva la situazione, si fa vedere piano piano, si ripara dietro i suoi uomini e poi viene riconosciuto dai compagni.

Un paio di nostri allontanano a calci e spintoni i camerati di scorta der Pecora mentre Valerio riesce a dargli al volo un paio di ganci destri che lo mandano giù e quando è a terra infierisce giustamente con un paio di calci alle costole e al viso.

In realtà non gli fa un granché male poiché non gli procura nessuna frattura né al naso né alle costole ma solo qualche escoriazione.

E che cazzo, dico io. Se meni a Buontempo fallo perbene no?!

 

Ho ancora le parole del racconto di Valerio nelle orecchie quando Buontempo ritorna. Il vecchio camerata non è contento della prima provocazione, non gli basta.

Evidentemente il suo obiettivo di farci caricare dalle guardie, come hanno sempre fatto i fascisti, non gli è riuscito la prima volta e ci vuole riprovare una seconda.

Per farci caricare definitivamente dai carabinieri e di conseguenza per farci allontanare dalla piazza, che da tempo i fascisti e i pariolini ci contendono. La vecchia piazza rossa di Campo De’ Fiori in questi anni è sempre meno rossa e sempre più nera, ahimé.

Er Pecora riesce alla grande nel suo intento poiché noi caschiamo ovviamente nella sua provocazione, solo che ci caschiamo seriamente e mica per gioco eh…

Buontempo prova a passare, insultandoci, fra i tavolini e le sedie di uno dei tanti bar all’aperto che si trovano a Campo. Iniziamo a tirare prima un posacenere, poi un bicchiere, poi una sedia e alla fine tutto il tavolo contro di lui e la sua scorta di camerati che tanto spavaldi adesso non sono.

Fuggono miseramente.

E lasciano spazio ai carabinieri.

Un lato della piazza, a pensarci bene più o meno sempre lo stesso dove scoppiano le risse, quello della libreria Fahreneith, è invaso da pochi ma radicali minuti di rabbia.

Dai bar e dai ristoranti accanto alla libreria ove si sussurra che di notte andava perfino il vecchio e mitico Giulio Einaudi, a questo punto prendiamo bicchieri, bottiglie, sedie e tavoli e li lanciamo contro i carabinieri. Volano perfino gli ombrelloni giganti di legno e stoffa e sotto il lancio multiplo di oggetti i pochi carabinieri fanno cento passi indietro, velocissimamente.

I turisti e i romani seduti ai tavoli a prendere il caldo iniziano a fuggire, ma manco troppo in verità.

Si spostano solo poco più in la ma restano nei pressi, cercando di mettersi al sicuro dalla nostra rabbia, per guardare.

In questa società di guardoni delle sceneggiate politico-mediatiche ora sta andando in scena uno spettacolo sempre più raro e quindi più interessante da vedere.

Noi ci facciamo coraggio, siamo in cento, forse duecento, e ci facciamo coraggio.

Gridiamo un coro che ci si strozza in gola: “Sole è viva e lotta insieme a noi, le nostre idee non moriranno mai!”.

C’è un pezzo di movimento arrabbiato e determinato che vuole manifestare la rabbia per il suicidio di una giovane compagna anarchica che si batteva contro il Tav.

Chi oggi, fra i compagni e le compagne, non è sceso volutamente in piazza ha tradito ogni vincolo di solidarietà umana, prima ancora che politica.

Adesso siamo carichi di rabbia e carichiamo i carabinieri prendendoli a bottigliate e sediate fino a farli indietreggiare e ripararsi dietro le loro gazzelle.

A questo punto i carabinieri reagiscono, male.

Come sempre quando sono pochi e hanno paura: iniziano a sparare.

Iniziano a sparare in alto.

Non solo sentiamo i tonfi delle pallottole uno per uno ma li vediamo bene, per quanto siamo vicini.

Cazzo.

Cazzo che paura.

Scappiamo, indietreggiamo, ci dividiamo.

Ci sparpagliamo, non riusciamo a fare uno straccio di cordone, qualcuno si butta dietro i tavoli tipo scena da far west, la maggior parte fugge all’impazzata indietro.

Una mia amica si mette a piangere e grida disperata dietro di me.

Urla che dobbiamo andare via, che così è tutta una follia.

Ha ragione, ha mille volte ragione. E infatti la maggior parte dei compagni e delle compagne, giovani, indietreggiano, ma senza fuggir alla rinfusa, per fortuna.

In pochi restiamo in prima fila.

Il Caid è in prima fila.

Mentre giovani compagni tanto coatti a parole scappano al primo colpo di pistola, il Caid è in prima fila senza scappare, senza lasciarsi intimorire…

Grande Caid!!!

Guidaci!

Io penso a papà ricoverato in clinica psichiatrica per l’ennesima volta e mi carico di rabbia e odio di classe. Avanzo!

Forse il mio è un istinto suicida, ben ereditato da mio padre.

Ma non sono solo ad avanzare e gridare.

Valerio è accanto a me. Siamo un bel manipolo di autonomi adesso e proviamo a riformare una fila mettendo tavoli rovesciati e sedie per costruire una barricata al volo.

Ma c’è chi sbrocca peggio di me: Lucone avanza verso i caramba a mani alzate:“Fermi! Fermi! Che cazzo fate!” Gli grida contro mentre io e Valerio lo richiamiamo perché ci sembra una follia andare avanti così verso quei 4 carabinieri sfigati e impauriti che hanno le armi in pugno. E se ti sparano addosso?!

Siamo pochi e non ci si capisce un cazzo.

I carabinieri riparatisi dietro la loro gazzella sparano in aria, con la pistola e con una mitraglietta.

Di più non saprei e mai lo saprò

Noi riusciamo pure a litigare fra di noi, in questo casino infernale, come al solito.

Il Caid continua a gridare dal microfono contro i carabinieri assassini e non si ferma neanche quando sparano ‘sti maledetti.

Poi giustamente mi sgrida gridando anche a me di non esaltarmi mentre inveisco contro un compagno pompiere.

Siamo alla follia totale.

C’è forse un attimo di pausa.

I carabinieri si attestano dietro le macchine.

Noi ci attestiamo dietro le mini barricate.

Non avanza nessuno, ovviamente.

La piazza è incredibilmente ancora piena di gente. Lontana da noi e dai carabinieri ovviamente, ma ancora piena di gente, che guarda la battaglia.

In fondo è meglio della televisione, no?

Noi siamo decisi a resistere e ci fronteggiamo per alcuni minuti.

I carabinieri si sono attestati dietro le loro gazzelle all’angolo della piazza con via dei Baullari.

Noi dietro la nostra mini barricata a metà fra la statua del grande Giordano Bruno e la libreria Fahreneith. Speriamo che Giordano ci protegga un po’.

Decidiamo di non andarcene.

In pochi davanti ma con alle spalle tanti compagni e tante compagne decidiamo di non abbandonare la posizione.

Fino a che non sopraggiungono i rinforzi: blindati e gazzelle dei carabinieri arrivano sgommando da Corso Vittorio ed entrano da via dei Baullari infilandosi dietro le gazzelle già appostate lì.

A questo punto la metà di noi è già fra Campo De’ Fiori e Corso Vittorio.

L’altra metà indietreggia più o meno incordonata e si va verso Largo Argentina.

Pare che i carabinieri non vogliano inseguirci.

Pare che il capo di gabinetto della Questura Tagliente stia litigando con il capitano dei carabinieri Casarza perché i suoi uomini hanno sparato in una piazza affollata di romani e di turisti.

Pare che mentre litigano non hanno ancora deciso che fare.

Noi ne approfittiamo e iniziamo ad andarcene prima che si mettano d’accordo e ci carichino sul serio.

La nostra rabbia, tanto, è già scemata.

Purtroppo come al solito non ce ne andiamo tutti e tutte insieme e 4 compagni vengono arrestati.

I carabinieri sparano e i compagni vengono arrestati, come al solito.

Ovviamente nessuna inchiesta della magistratura farà luce sulla stupida follia dei caramba di quella sera.

E nessuna controinchiesta di movimento farà altrettanto.

La storia si chiuderà qui.

Il Movimento romano non farà neanche un manifesto per ricordare Sole. Lo faranno gli anarchici e le anarchiche. Da soli.

Il Movimento ha paura di essere accostato ai bombaroli. E non solo quella parte che dialoga con il centro-sinistra ma anche quella autonoma e antagonista fa poco o nulla in questa estate di mmerda.

Se non abbiamo il coraggio di sostenere chi la pensa in parte diversamente da noi ma sta sullo stesso lato della barricata, saremo sempre più divisi e al fine sconfitti, altro che vincitori.

Per una compagna anarchica suicida poca rabbia e tanto silenzio omertoso.

Che schifo che facciamo, cristo de ddio!

 

Estratto del Racconto “Campo De’ Fiori”, incluso nella raccolta “Scontri di piazza”, di Marco Capoccetti Boccia, di prossima pubblicazione con la Lorusso Editore

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