BOICOTTARE L’ECONOMIA DI GUERRA ISRAELIANA

Ma qual è la novità?

I prodotti Made in Israel si boicottano da vent’anni almeno.

La campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani è iniziata al tempo della prima  Intifada, anche se qualcuno la praticava già da molti anni.

Si boicottavano i pompelmi Jaffa e tutti gli agrumi israeliani in generale, e una marea di altri prodotti che non sto qui ad elencare.

I vari comitati e coordinamenti cittadini, regionali e nazionali italiani, tutti di sinistra, sia parlamentare (poca roba…) che di Movimento ( la maggior parte) e qualcosa dell’associazionismo fin dal 1987 hanno lanciato anche con azioni dirette eclatanti (come gettare vernice rossa sui pompelmi Jaffa dentro i supermercati..) una forte campagna di boicottaggio che è durata per anni.

Chi ricorda il mitico coordinamento nazionale di solidarietà con l’Intifada?

Ma mai è stata fatta una campagna di boicottaggio delle merci ebraiche.  Mai.

Per cui il comunicato della FLai-CUb è stato pessimo, davvero un’uscita che non capisco. Mai fatto prima, a mia memoria, un errore simile.  Neanche la fretta e la rabbia possono permettere di parlare di boicottaggio delle merci ebraiche. 

Mica siamo antisemiti, cazzo!  Queste cose lasciamole fare a quegli stronzi di nazisti di Forza Nuova, Militia, Casa Pound ecc ecc.  A cui ovviamente non frega nulla dei palestinesi di Gaza, ma che come al solito sono ben contenti di attaccare gli ebrei.

E’ la loro storia, non la storia della sinistra di movimento.

La sinistra, soprattutto quella antagonista, ha sempre saputo distinguere fra Israele e il Sionismo, e l’ebraismo, la comunità ebraica romana e italiana,  gli ebrei.

Mai stati antiebrei o antisemiti ( ma gli storici non hanno già spiegato a sufficenza che sia gli ebrei che i palestinesi hanno la stessa radice etnica-culturale-territoriale e quindi entrambi semiti?!) .

Per cui l’accusa che oggi Israele, e alcuni esponenti delle comunità ebraiche italiane, per non parlare dei vari politicanti nostrani, i quali ovviamente son peggio delle bandiere al vento, portano avanti contro chi vuole boicottare l’economia di guerra israeliana è strumentale, faziosa, vergognosa.

Io boicotto i prodotti Israeliani e sono contro la guerra di Tel Aviv contro il popolo palestinese.

Ma cazzo nessuno può dirmi di essere antisemita, visto che ho amici ebrei, visto che son diventato antinazista e antifascista a 11 anni, studiando la vergogna dell’olocausto !

Io provengo da una famiglia che ha sempre difeso e protetto gli ebrei romani dall’antisemitismo di destra.

Quindi non accetto che nessun ebreo mi taccia di antiebraismo. Mai.

Sono antisionista e sono contro il Governo stragista d’Israele.

E come me lo sono migliaia di persone che aderiscono al boicottaggio dell’economia di guerra Israeliana.

Non mi interessa che quelli della PDL o del PD lo capiscano, ma mi interessa che lo capiscano gli ebrei di Roma e di Italia che non sono schierati con il governo stragista di Tel Aviv.

Perché tacciare di antisemitismo la sinistra antagonista, pacifista, filopalestinese italiana non farà che aumentare la divisione fra sinistra di Movimento ( o quello che ne resta..) ed ebrei non filoisraeliani.

Altrimenti penso, come molti, moltissimi ebrei e anche israeliani hanno detto e scritto da anni a questa parte, Israele si scaverà la fossa da solo, costretto  a vivere in uno stato di guerra permanente, per sua ottusissima scelta.

E si troverà come alleato gente tipo i cristiani fondamentalisti americani, gli ex missini italiani, i militaristi turchi, ecc ecc.

Gente con cui non capisco come facciano ad andare d’accordo….

ramingo

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ESPOSTO PRESENTATO PRESSO LA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI ROMA

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All’ufficio
primi atti

Presso
la Procura della Repubblica

del
Tribunale di Roma

 

Roma, 19
Dicembre 2008

 

Io sottoscritto
Marco xxxxxxxxx, residente a Roma, studente laureando in Storia Contemporanea presso la facoltà di Lettere e
Filosofia dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, con la professoressa
associata Francesca Socrate – con il presente atto espongo e denuncio la non
reperibilità del “faldone portante” riguardante il processo 589/80 G.I. contro
ignoti per l’omicidio di Valerio Verbano, avvenuto a Roma il 22 febbraio 1980.

 

Premesso

 

Successivamente
all’ottenimento dell’autorizzazione del Presidente di questo Tribunale di poter
visionare il suddetto fascicolo ho, dopo circa un mese di attesa, appreso che
uno dei due faldoni riguardante il processo per l’omicidio Verbano, il cd.
“faldone portante”, non veniva rinvenuto presso l’archivio del Tribunale né
presso il vecchio archivio del Giudice Istruttore e neppure presso la segreteria
del P.M Diana De Martino – che aveva consultato e acquisito il fascicolo nel
2007 – ricevendo come risposta che il faldone doveva trovarsi  “fuori posto”.

 

Evidenzio che la
risposta ottenuta, “il fascicolo è fuori posto”, è semplicemente una deduzione
degli Uffici interpellati in quanto se il faldone non viene rinvenuto ciò può
essere determinato dalla negligente ricollocazione nell’archivio ma potrebbe essere
stato anche sottratto.

Tutto ciò
premesso

 

 

Chiedo

 

alla locale
Procura della Repubblica di verificare tale anomala sparizione e sollecito
l’apertura di indagini volte a fugare il fondato timore che il fascicolo
processuale possa essere stato trafugato da ignoti.

Qualora venga
rinvenuto si chiede che il faldone sia posto a disposizione dello scrivente in
quanto materiale processuale fondamentale per il proseguimento delle mie
ricerche di carattere storico.

 

Vi ringrazio
dell’attenzione e resto in attesa di conoscere l’esito delle indagini per poter
proseguire e concludere la tesi di laurea.

 

Porgo i miei più
cordiali saluti

 

In fede

Marco xxxxxxxx

 

 

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VALERIO VERBANO: IL MISTERO CONTINUA

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Buongiorno,

 

Questa è una lettera di
denuncia pubblica riguardo la sparizione di un faldone dagli atti del processo
per l’omicidio di Valerio Verbano.

 

Come molte e molti di voi
sanno sto scrivendo la mia tesi di laurea in Storia Contemporanea presso
l’Università la Sapienza
di Roma sulla vita di Valerio Verbano, studente e militante comunista assassinato
a 19 anni in casa propria il 22 febbraio 1980 da un gruppo di tre fascisti.
Omicidio rivendicato e poi smentito dai NAR.

 

Sull’omicidio di Valerio
Verbano ci sono stati sempre mille misteri.

Il primo senz’altro è che dopo
9 anni di Istruttoria portata avanti dal Giudice D’Angelo non si arrivò mai
all’individuazione degli assassini.

Il secondo è che 10 mesi prima
dell’omicidio, precisamente il 20 aprile 1979, 
Valerio fu arrestato e gli fu sequestrato dalla Digos della Questura di
Roma un dossier sui legami fra estrema destra, criminlità organizzata e
apparati deviati dello stato.

Questo Dossier scomparve e
ricomparve misteriosamente più volte dall’ufficio corpi di reato del tribunale
di Roma e fu definitivamente distrutto dallo stesso nel 1987 su ordine del
tribunale in "quanto elemento di prova non più necessario agli atti
dell’istruttoria".

Dallo stesso ufficio son
spariti o son andati distrutti anche la pistola che uccise Verbano, il
passamontagna e un guinzaglio per cani perso dagli assassini durante la ressa
prima dell’omicidio di Valerio.

 

Oggi scrivo questa lettera per
denunciare una nuova sparizione: il "faldone portante" riguardante
l’omicidio di Valerio.

 

Ho richiesto una copia del
materiale processuale nello scorso settembre presso la presidenza del
Tribunale, sono stato autorizzato ad entrane in possesso e riceverne una copia,
ma dopo un mese di attesa, mi è stato comunicato dalla stessa segreteria della
Presidenza del Tribunale che uno dei due faldoni riguardo l’istruttoria per
l’omicidio di Valerio Verbano, il cosiddetto "faldone portante" non
si trovava più presso l’archivio del Tribunale e nessuno sapeva dove si
trovasse.

 

Ho cercato questo faldone
presso l’archivio del Tribunale, presso il vecchio Archivio del Giudice
Istruttore, presso l’Archivio della Procura della Repubblica e ne ho domandato
notizia presso la segreteria del P.M. Diana de Martino che nel 2007 aveva
tentato senza successo di riaprire il caso per l’omicidio di Verbano.

In nessuno di queti luoghi è
stato rinvenuto il faldone.

Una cosa gravissima, come
molti segretari e commessi del Tribunale hanno commentato con me.

Ho presentato regolare
denuncia presso la Procura
affinché venga compiuta un’indagine per ritrovare il faldone mancante.

Faldone per me necessario alle
mie ricerche, e più in generale necessario a chiunque voglio studiare il caso
di Verbano o voglia magari in futuro tentare la riapertura del processo.

 

Vi prego di far girare questa
lettera affiché non passi sotto silenzio l’ennesimo sparizione misteriosa
riguardo il caso di Valerio Verbano.

Nei prossimi giorni mi
informerò presso la Procura
sull’andamento delle indagini di ricerca, semmai ci saranno.

E vi terrò informati di
conseguenza.

Per ulteriori informazioni su
Valerio e la sua storia vi rimando al sito della madre, Carla Verbano:
http://www.valerioverbano.it/dblog/

 

Grazie a tutte e tutti voi

 

Marco

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Mostra sul Bellini, alle Scuderie del Quirinale

Sabato mattina, con calma. Il sole riscalda un po’ la città, dopo tanta, meravigliosa pioggia.

Ci incamminiamo su via del Quirinale, per la prima volta in vita mia entrerò alle scuderie. Molti ne parlano male, dicon che son buie, male illuminate, poco attrezzate.

A me piacciono subito, imponenti. Con quella bellissima scalinata piatta, circolare e curvilinea, dove correvano i cavalli. Quasi ne sento ancora il rumore degli zoccoli, nella notte. Mi immagino lo sguainar delle spade quando di fronte a me ecco stanze maestose, buie. Nere.

Splendidamente illuminate da quadri di una bellezza lucente, che mai avevo saputo apprezzare prima d’ora. Cristi in croci tristi e defunti, Madonne ancor più tristi, perché ben informate del funesto presegio.

Nessuna allegria e gioia traspare nei loro sguardi e in quelli dei santi amici, la vita eterna non interessa nel momento della morte e del dolore. Che dire, questo Bellini sapeva ben dipingere…

Vi straconsiglio di andarla a vedere, una mostra inimmaginabilmente elegante e toccante…

Ramingo

 

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Un bellissimo racconto

Insomma oggi ho scaricato un bellissimo racconto dal blog di Marina.

Un racconto che si legge tutto d’un fiato, di corsa, perché si vuole arrivare subito subito fino alla fine. E poi si rilegge, subito.

Ci si sofferma sui particolari, si visualizzano immagini, quasi si possono annusare alcuni odori..

Leggetelo, subito.  

http://ineziessenziali.blogspot.com/

 Vi piacerà.

Ramingo

 

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Epifani e Marchionne, sempre d’accordo

Beh, immagino che lo avrete letto tutti.Ancora una volta Epifani e Marchionne si trovano d’amore e d’accordo sulla necessità di rifinanziare con fondi pubblici la Fiat. Per rilanciare il mercato dell’auto, per rilanciare una grande risorsa nazionale (…) affinché non si perda in competitività con le marche automobilistiche straniere.

Quante cose si potrebbero dire su questo loro trovarsi d’accordo…

Allora provo a dirne io alcune, se volete aggiungetene voi altre 

Innanzitutto si potrebbe dire che è quantomeno strano che Epifani e Marchionne sono più le volte che vanno a braccetto che le volte che confliggono, visto che ognuno di loro rappresenta interessi inconciliabili, o che dovrebbero essere tali per via della famosa contraddizione capitale-lavoro…

Si potrebbe dire i soldi per la scuola e la sanità e l’assistenza sociale pubblica non si trovano, semmai diminuiscono, mentre invece quelli per la Fiat, azienda privata che dovrebbe vivere solo di libera concorrenza e della cosiddetta mani invisibile del mercato, ci sono sempre, sempre, sempre.

Si potrebbe dire che nessuno dei due riflette sull’importanza di ripensare il mercato dell’automobile e l’automobile stessa come mezzo privato di trasporto, in un momento di crisi mondiale del petrolio, di surriscaldamento globale, di inquinamento totale.

Nessuno dei due prende in considerazione il concetto di decrescita e redistribuzione, il concetto di uso pubblico del trasporto e dllo sviluppo non solo possibile ma addirittura necessario di mezzi non inquinanti o poco inquinanti come bicicletta, treno, tram a svantaggio dell’automobile privata.

 Si potrebbero dire tante belle cose su questo loro insensato andare d’accordo sul finanziamento pubblico della Fiat, che ci dicono necessario per salvare il posto di lavoro a tante operaie e tanti operai. 

Si potrebbe innanzitutto dire che nessuna e nessuno crede più a questa loro ipocrita bugia.

Si potrebbe dirlo sui giornali e in televisione, alle radio e su internet.

Ma mi sono accorto che siamo in pochi a dirlo, per cui svegliamoci e diffondiamo controinformazione su questo loro egoistico e insensato accordo. 

ecco, si potrebbero dirlo addirittura a Epifani e Marchionne, ma credo che non riuscirebbero nemmeno a sentirci mentre corrono dentro le loro belle auto blu blindatissime.. 

 

by ramingo 

 

 

 

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2 Ottobre 1992

Buongiorno,

sto raccogliendo testimonianze scritte e orali da allegare in un volume autoprodotto sulla manifestazione di Roma del 2 ottobre 1992,quando la polizia e i carabinieri caricarono violentemente in Via Merulana, ferendo e fermando centinaia di studenti.

Ma forse ancor peggio della carica fu l’ignobile e connivente comportamento del sindacato e in particolare della cgil, che colpevole di aver firmato un pessimo accordo con governo e confindustria nel luglio precedente, era contestata da mesi dai suoi stessi iscritti, da migliaia di operai, da studenti e militanti dei centri sociali in tante manifestazioni sparse per l’Italia. Nella manifestazione di Roma scattò quindi la trappola, la durissima repressione, la vendetta per le contestazioni dei giorni prima, guarda caso nei confronti degli studenti medi rei di offrire una sponda troppo solidale e forte agli operai, ai precari e ai disoccupati che a migliaia scendevano in piazza.

Le foto degli studenti medi con le teste rotte occuparono i giornali per giorni e giorni e le accuse alla cgil di connivenza, infamia, furono durissime e fatte non solo dai soliti autonomi..

Via Merulana in quei giorni divenne una specie di Via Crucis, dove andar a vedere i resti della battaglia, o meglio della carneficina…

Chi non ricorda la famosa vetreria andata in frantumi causa studenti schiacciativi dentro dalla celere?

Chi non ricorda le difficoltà degli infermieri e delle infermiere  dal San Giovanni e del Policlinico a curare i manifestanti tanto impregnati erano i loro corpi del fumo dei lacrimogeni ?

Chi non ricorda le macchie di sangue sulla strada e sul marciapiede rimaste lì per giorni..molto splatter a raccontarlo, da far arrabbiare e rabbrividere allo stesso tempo a ricordarlo…

Scrivetemi pure a: caposyrus@bruttocarattere.org

Per non perder la memoria

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Quer pasticciaccio brutto de via Merulana

Quer pasticciaccio brutto de via Merulana

Mi sono appena iscritto alla nuova scuola.
Neanche tre giorni che sono iscritto e già sciopero.

Arrivo in piazza praticamente da solo, con gli altri del mio gruppo ho appuntamento proprio sotto questo Mc Donald di merda, che spero un giorno devasteremo definitivamente.
Non come l’anno scorso, quando dopo neanche un giorno aveva già riaperto.
Sono qui con mezz’ora di anticipo.

Incontro quella stronza della Lo Bianco. Si proprio lei, quasi non ci posso credere nel vederla qui. La professoressa dei Cobas che mi ha bocciato a settembre, impedendomi di fatto di riscrivermi alla mia bella scuola del ghetto. Costringendomi a emigrare in una bella e autoritaria scuola del centro. Un brutto segno incontrare la Lo Bianco. Ho pure indossato la mia camicia porta sfiga, un altro brutto segno.
Forse, avrei dovuto capirlo che le cose sarebbero andate male…
Lei mi saluta.
Io la guardo male e le giro le spalle.
Avrei dovuto mandarla affanculo?
Forse picchiarla?
La mia maledettissima parte buona di cuore emerge sempre in queste situazione e mi impedisce di essere cattivo, spietato. Come dovrei, vorrei.

La piazza si sta riempiendo. Sarà una giornata tosta, si sente nell’aria. Bandiere dei Cobas e degli altri sindacati di base. Ci sono pochi autonomi. Ma dove stanno mi chiedono gli altri. Già, dove stanno mi chiedo anch’io. Una parte dei miei compagni autonomi è qui con me, gli altri sono in piazza. La nostra struttura è divisa in due. Ma gli altri ?
Boh…
Noi comunque ci prepariamo, al meglio.
Oggi sarò responsabile del servizio d’ordine degli studenti medi autorganizzati, che cazzo! Che cosa ridicola. Di cui però ne vado comunque orgoglioso. Che stupido vanitoso che sono, lo so.

Dell’ex mitico servizio d’ordine dell’autonomia romana non si vede neanche l’ombra. Noi schieriamo il nostro, al meglio.

Le barricate chiudono le strade ma aprono le vie. Questa vecchia scritta campeggia sul muro. Fatta e rifatta mille volte. Non sappiamo che ci chiuderanno a noi dentro una via, un quadrato perfetto, da cui usciremo solo sanguinanti.

Quello che ci aspetta ancora non lo sappiamo. Di fatto non abbiamo ancora girato l’angolo, non siamo ancora su via Merulana.

Partiamo.

Attraversiamo Piazza della Repubblica e giriamo lentamente l’angolo largo con Via Cavour. Ci muoviamo lenti come un pachiderma, dobbiamo tenere il nostro spezzone che mai come oggi è immenso. La cgil è davanti a noi. E dietro, e ai lati, ovunque. Ci controlla e ci reprime senza ancora muovere un dito. Pero ora siamo tranquilli.
Parte la carica cazzo!
Non capisco perché, nessuno di noi la capisce, ma parte la carica.
Il servizio d’ordine della cgil è sveltissimo, tirano fuori dal furgone decine di Stalin, senza neanche uno straccetto rosso attaccato sopra. Prendono a bastonate i compagni in ordine sparso che sono davanti a loro e quelli che gli si fanno sotto.
Si apre un varco, subito. Una piccola terra di nessuno.
Che resta tale.
Brutto segno.

Noi siamo qualche metro indietro, l’onda del contraccolpo che di solito travolge uno spezzone, se non l’intera manifestazione, dopo una carica, non arriva. Restiamo compatti, serriamo i cordoni, aumentiamo gli slogan e cerchiamo di non far scappare nessuno dalle nostre fila, neanche i ragazzini, neanche quelli che sono dieci cordoni dietro. Noi siamo il primo cordone adesso, subito dietro lo spezzone della cgil. I compagni sparsi dei cobas e dei centri sociali che erano di fronte a noi non si vedono più.
Cazzo!
Che fine hanno fatto ?!
Avanziamo ancora, il corteo, immenso, lunghissimo, prosegue.
Slogan, scritte sui muri contro Amato e il sindacato, contro la polizia e il Pds. Tanta rabbia, la situazione è tesa ma si va avanti, Guardati a vista dai mastini della Cgil.
Noi autorganizzati siamo migliaia, loro altrettanto.
Superiamo compatti e preoccupati la Basilica di Santa Maria Maggiore ed entriamo in via Merulana.
Scatta la trappola.
Dietro di noi la Cgil fa il vuoto e lascia entrare compatta la Digos e polizia e carabinieri in mezzo al corteo. File di sbirri alle nostre spalle e davanti a noi. Ci hanno spezzato, cazzo!
Ingenui, non siamo riusciti a capire quello che ci preparavano contro. Non avremo potuto comunque evitarlo, penso nella mia testa. Siamo solo studenti medi. Gli universitari e i centri sociali son tutti a Piazza San Giovanni a dar battaglia al palco dei sindacati.
Quei pochi che erano fra noi, a guardarci le spalle, son spariti. Cazzo.
Tira una brutta aria.
Do’ ordine di dividere il cordone a metà, far sfilare gli studenti dietro di noi e ricompattarci alle loro spalle, davanti alla polizia.
Cosa difficile da fare, per chiunque, figurarsi per tanti di noi con poca esperienza di servizio d’ordine. Urlo, urliamo. Gridiamo tutti così tanto che gli altri studenti, i nostri studenti, impauriti di per sé dalla situazione, seguono alla lettera le nostre indicazioni e avanzano veloci. Dietro di loro veloce arriva la polizia. Scattiamo, in un attimo di follia e rabbia e determinazione. Chiudiamo il doppio cordone di servizio d’ordine. Rimediamo qualche manganellata a cui rispondiamo con un po’ di calci e spinte. Ma senza rompere il cordone. Teniamo. Il cordone tiene e lo spezzone nostro, ora si tutto nostro si ricompatta. Fottute guardie e sfottuta cgil, non ci avete ancora spezzato del tutto.
La digos ora però è alle nostre spalle. Forte di centinaia di celerini e blindati che la proteggono. Senza mediazioni e senza nessuno a coprirci le spalle.
Noi siamo l’ultimo cordone, quello che dovrà tenere la carica.
I digossini son fomentati, ci prendono per il culo, ci ridono alle spalle, ci insultano, ci provocano.
Noi non rispondiamo, siamo superiori…
Continuiamo con i cori e cerchiamo di aumentare la marcia per arrivare in piazza prima possibile, per unirci ai nostri fratelli maggiori, gli autonomi.
Siamo rallentati davanti, da svariate file di carabinieri.
La visione è imponente. Siamo uno spezzone di migliaia di studenti, compresso da carabinieri e polizia.
Gli uomini della Cgil sono davanti e dietro gli sbirri, e ai lati in ordine sparso. Pronti a dar man forte alle guardie.

Parte la prima carica di alleggerimento fatta solo ed esclusivamente dalla Digos. Ci assaggiano, per così dire.
Son tutti in borghese, alcuni eleganti e altri sportivi. Non vedo donne fra loro. Sono un centinaio. Casco in testa e manganello in mano attaccano il nostro mega doppio cordone. Abbiamo i caschi ma pochi bastoni. Ci spezzano in due, tre, quattro parti. Ma riusciamo a restare in piedi.
Faccio partire un fortissimo “Digos boia!”. Reagiamo con la voce, calci e pugni. Ma è poca roba di fronte alla loro forza.
Per fortuna non affondano con la carica.
Ci lasciano reagire, ci hanno solo assaggiato.
Ci riorganizziamo, riformiamo il cordone e ci giriamo verso di loro.
Marciamo all’indietro quindi. Per guardarli in faccia e insultarli anche noi, vada come vada.
Invito tutti a resistere, la carica sta arrivando ma dobbiamo tenere il cordone per non proteggere il nostro spezzone. Ci sono studenti giovani e inesperti grido, dobbiamo proteggerli, cazzo!
Partono i lacrimogeni ad altezza d’uomo e di donna, ad altezza studente, per la precisione.
Uno mi prende alla coscia, di striscio. Ma non solo il solo ad essere colpito. La Digos si apre e fa passare i blindati e la celere.
Ci travolgono e ci mandano a terra come birilli, cazzo.
Il nostro condone è frantumato, disperso. Non vedo più nessuno.
Crollo sopra un gruppo di ragazzine che urlano mamma, e piangono.
Senza retorica, ancora oggi posso sentire le loro voci nelle mie testa, e i loro volti pieni di sangue e lacrime.
È una mattanza. Ci massacrano senza pietà, ovviamente.

Non mi sono fatto niente, cazzo! Lasciatemi andare su! Grido a Marilù e al Teschio. Dopo aver vomitato acido riesco a rialzarmi e a vagare fra la nebbia dei lacrimogeni. Altro che Avalon…
Devo ritrovare gli altri, dobbiamo riformare il servizio d’ordine e andare in piazza, cercare una vendetta a questa infamia, a questa trappola della cgil, cazzo! Questo grido al Teschio e ai pochi che vedo distrutti davanti a me.
Mi tocco la testa e c’ho un mucchio schifoso di sangue e capelli e terra fra le mani. Cazzo, mi hanno rotto la testa, penso.
Marilù e il Teschio mi costringono a salire sull’ambulanza, che è un po’ la mia salvezza…la digos sta arrestando un po’ di gente e visto che mi avevano già puntato tornano alla carica. Arrivano due infermiere dell’ambulanza ma sembrano titubanti, sembrano più giovani addirittura di me, e sicuramente di cariche ne hanno visto meno del sottoscritto. Per fortuna mi salva un cazzo di infermiere baffone, che potrebbe ricordarmi il Vecchio dei tempi d’oro. Mi fa cenno di accasciarmi e mi prende sottobraccio, mi fa salire sull’ambulanza, chiude svelto le porte e via, accendono le sirene.

La foto è pubblicata da pochi giornali, pochissimi.
Fulvio Vento è a cena coi suoi uomini in un noto ristorante della capitale, tanto offre la cgil, orgoglioso delle botte che hanno dato a tanti ragazzini e tante ragazzine.
Mentre gli altri suoi sbirri scappavano lontano, in un’altra piazza di fronte alle cariche degli autonomi.

Ramingo

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Un cazzotto a Veltroni

 

Ieri sera mentre guardavo Veltroni in tv che sgridava Berlusconi perché ha minacciato di sgomberare scuole e università con la polizia mi è venuta in mente una cosa.Mi son ricordato di quando alcuni anni fa stavo ascoltando una trasmissione mattutina di Radio Onda Rossa, molto seguita, molto famosa. Gestita da due compagni, molto seguiti, molto famosi. E mentre commentavano una delle tante cazzate compiute dal buon Uolter durante la settimana appena trascorsa, uno dei due disse ironicamente che per le cose talmente assurde che il buon Pinocchietto Uolter diceva non sapeva se avrebbe voluto dargli un abbraccio o un cazzotto! L’altro compagno commentò che varebbe voluto sicuramente dargli un cazzotto. E anche io commentai lo stesso ad alta voce, solo nella mia stanza.

Ora, vedendolo ieri sera difendere timidamente e strumentalmente le occupazioni e le lotte nel mondo della scuola e delle università, pensando e ripensando agli sgomberi da lui diretti, ordinati, cogestiti, ispirati o comunque di cui si è reso complice fin da quando era segretario della FGCI alla fine degli anni ’70…beh…ho scoperto che, anche se sono passati anni da quella trasmisione, ho ancora voglia di dare un cazzotto a Veltroni!!

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La Crisi ?!

I primi tempi le persone non sapevano credere.

Impararono a farlo quando la piccola crisi le colpì, come uno schiaffone.

Adesso si che credono!

Credono che la crisi sia vera, e credono che non ne usciranno da sole, individualmente.

Senza lottare.

Meditate gente, meditate.

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