Via della Magliana

VIA DELLA MAGLIANA

 

Di quest’angolo di strada

uguale a cento altri

rimarrà il ricordo

di tutti noi, lenti a capire

ma questo non basterà

e allora ecco queste parole

fatte di immagini di ieri

di ragazze e motorini

di traffico e di smog

delle nostre lunghe chiacchierate

di ritorno da ancor più lunghe passeggiate

a raccontarci tutto

quello che già sapete

vedo ancora tutte quelle gambe vestite uguali

ma le sue le più belle, lo so

sento ancora quel pugno

 

ma solo il ricordo

di noi che corriamo all’alba

lascia che il freddo non diventi grande

 

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senza titolo

sogno di te

che mi lasci la vita

sogno di te

che mi sai scoprire

sogno di te : 

chiami la donna

nascosta nel tempo

forza di paure

 

sostituire

senza ridere

 

e non c’è angoscia nei miei occhi

li vedi, rassomigliano ai tuoi

chiamami !

suona fra le tue gambe !

arpa

della nostra terra

e chiama la donna che è in me

componi la sua felicità

 

mostrami il tempo che hai sognato

era davvero così lontano ?

forse era ieri

quando giocavamo bambini

sporchi di terra                           

e bagnati di acqua

 

c’era davvero quella musica ?

si lo so, tu cantavi

e io sceso sull’anima tua, leggevo

i tuoi occhi

e i tuoi seni

così piccoli

e poi lasciavo addormentare i nostri corpi

                                                              
bagnati

 

 

piccola stella

sei ancora qui ?

allora non ho sognato

allora non sei fuggita

dalla mia  memoria

 

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Ode a Vincenzo

ODE A VINCENZO

 

Magnifico Amico

di una sera di Primavera

quando sdraiato per terra cantasti la vita

il tuo cuore di cerbiatto

 

di un nuovo ritmo

liberatore

( assassino )

 

fiumi di Stout

come acqua e speme

 

seni appena sfiorati

da sogni ancora puri

 

lente mani putride

 

e fumo come nero

 

sui palazzi che non sapevamo

essere nostri

nel tempo che forte

masso

cadeva sulla nostra amicizia

 

 

 

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senza titolo

combattevo

fra la spiritualità della solitudine

e la materialità delle mercanzie.

 

senza più bandiere

mi son trovato

ad un angolo di strada

di questo mondo.

puzzavo

ed ero stanco

 

Forse scegliere la via individuale

o la vita individuale

Egoismo sociale, egoismo borghese

Egoismo umano

Arrendersi

 

tutti i marciapiedi

che ho attraversato

hanno stancato la mia mente

eppure sono i soli

capaci di accendere in me

questa poesia

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Sciopero

 

 

Sciopero

 

La strada è ancora sporca

delle urla e dei piedi

qui, con le nostre pesanti scope

di ieri

mai avvezze

( spezza l’aria una sirena )

e cerchiamo di cantare

rauchi

 

(a me hanno solo) sporcato la strada

 

dice er gobbo

che non sa

 

fra pensieri tristi e malconci

 

rauche le voci sedute alla televisione

rovesciate le spalle

ai tempi del futuro

 

“chiamala un po’ come vuoi,

basta che la guardi in faccia

la tua paura, vecchio”

 

non si ferma, come le fabbriche

altre strade sono pulite da tempo

e non un lamento, non un grido !

di rabbia

 

sempre più soli viviamo le piazze, lavate

dai compagni spazzini

vestiti di tela

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Volevamo tutto

VOLEVAMO TUTTO

 

Le avete già urlate tutte le parole

li avete già colorati tutti i muri di questa città

                                                          
sporca

Avete già scritto mille libri

e tutte le vostre teorie

 

a Noi cosa avete lasciato ?

una sconfitta

Noi cosa possiamo ancora fare che voi non avete già
fatto ?

…..

 

Avete gettato anche le vostre anime

E Avete regalato i vostri fucili

a chi ve li aveva venduti

 

A noi non resta nulla da fare

 

Solo riprendere nuovi fucili

 

senza puntarli contro

i nostri padri

 

senza nasconderli più

ai nostri figli

 

senza comprarli

dai vostri assassini

 

 

E sparare.

 

 

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Z

Z

 

sono stanco

e ti penso

 

niente e nessuno può farmi del male

quando tu sei in me

neanche quei fantasmi vestiti di bianco

Tu sei lo scudo

che difende le mie fantasie

e libera i confini dei sogni

 

che camminano ancora :

Ho sognato di una rivolta

all’inizio erano solo macerie e fumo

vedevo anche dei bambini

e li sentivo cantare

era come in un film

anzi, quei bambini erano di un film

persi

li sentivo cantare allegri, senza sapere da dove venivano

ma io lo sapevo, e piangevo

come uno di loro, di più

c’erano spade vicino alla polvere

c’erano le loro maledette bandiere

rosse come il sangue

e nere come la morte

e io li odiavo !

e io li cercavo !

ma qualcuno li aveva già portati via, nascosti chissà
dove

inutile cercare

di quella rivolta ..

solo le macerie e il fumo e la polvere

e noi

Quei bambini li sento cantare anche adesso

e anche adesso piango

 

Non mi hanno lasciato nulla da fare

nessuna guerra di vittoria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Comunista

Comunista

 

Non ne ho mai conosciuto uno

Dico.. di quelli vecchi,

silenziosi

di come se ne trovano nei romanzi

 

I miei nonni erano comunisti

ma non di quelli dei sogni

erano bravi, si.

I miei zii lo sono,

e anche i miei cugini.

 

I vecchi comunisti dei libri però…

non parlano mai

e sputano sempre

 

Qualcuno dice

che hanno il loro vecchio fucile di montagna

                                                                   
nascosto ancora lì

 

Qualcuno glielo chiede anche

Ma i vecchi comunisti sono dei Giganti

soli

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Storia di un’anima

Storia di un’anima

 

 

forse torna a dormire

come tutti gli Eroi,

 

Ieri, forse, appena salvati

 

La società degli amici non è soggetta a regola alcuna,

è guidata ed eretta dai sentimenti.

ripeteva noiosa

( gridava)

 

l’oscurità è attorno

Nessuno vicino

scivolare verso l’oblio

non so dove e quando

                                arriverò

 

poveri

di crepe

secolari e lugubri scheletri

vestiti d’argento rosato nel vetro

della notte

più illuminata

dei tuoi seni

 

Folle misere ossute

assaltano i fortini

della notte

 

zoccoli di cavalli, sopra

ruote di legno

e gomma

nere

 

urla ! urla ! urla !

senza agire

 

L’anima !

grida ancora

anche se, sporca

nera di cieli di petrolio

fluido

come il mio seme

sulla tua pelle

 

è così che mi ascolto soffrire

come mi hai detto tu, leggera

amore

 

quando gli eroi non sapranno più piangere

spetterà agli uomini prendere il loro posto

 

non ci sarà più bisogno di noi

che ancora giochiamo agli eroi

sapranno che fare

e noi potremo partire felici, stanchi

provando, tentando, di succhiare ancora il midollo della
vita

 

verso paesi lontani

su treni di ferro

che sbuffano ancora

come la vecchia locomotiva

di cui cantavamo sopra

acqua di fonte

freddi fiumi di mare

vomitati per anni

dal grigio del cemento

 

sole

e noi che cantiamo in silenzio

e accendiamo il fuoco

senza fucili

in viaggio per tornare a casa

 

 

 

 

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senza titolo

la chiamano alterazione della realtà

anticamera della psicosi

costruire su piccole

nevrosi paure debolezze

vuoti 

MODI DI STARE AL MONDO ( ! )

esaurimento

appena appena masticato

in fretta

su un foglio mezzo

stropicciato

paura di uscire fuori

 

rancido sole di città deserta

assente polvere di sassi

fuori, lucide

mura spaziali dipinte di argento

 

timore di venirne fuori

 

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