Non dimenticare la rabbia, recensione di Sara Trabalzi

Non dimenticare la rabbia solo in apparenza è un libro sul cal­cio: male­d­u­cato, aspro,
urlato; istan­ta­nea di una realtà che con­tinua ad offend­erci,
affronta un decen­nio, che va dall’89 al ’99, e che non è ancora stato
rac­con­tato del tutto, e Marco Capoc­cetti Boc­cia sa farlo con la
vivac­ità di chi l’ha vis­suto dall’interno.

Le dod­ici sto­rie che com­pon­gono il libro, sono rac­con­tate con
un lin­guag­gio che assec­onda la mate­ria: crudo, capace di donare al
let­tore il ritratto di un Paese spac­cato e in perenne con­flitto. Per
la mag­gior parte ambi­en­tato nella per­ife­ria romana, mar­gine
con­fuso e fer­ito, da cui proviene il pro­tag­o­nista, un gio­vane
dici­as­set­tenne ultras.

Ma per lui la curva è una dimen­sione di lotta e di con­tes­tazione,
un mondo in cui per esistere bisogna essere sem­pre in prima linea.
Tanto è vero che la trasferta a Milano avviene solo per ven­di­care
Anto­nio De Falchi ucciso dai tifosi rossoneri nell’ ’89. Capoc­cetti
Boc­cia, per­ciò, ci porta in un mondo in cui le città sono bar­ri­cate
e gli stadi trincee, e quella della battaglia rap­p­re­senta l’unica
strada pos­si­bile per la sopravvivenza.

 dal sito:

http://www.luminol.it/luminol/

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