Valerio Verbano, aggiornamento sul faldone scomparso

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Roma, giovedi
19 febbraio 2009

 

Lettera aperta sulla vicenda del
"faldone portante" dell’istruttoria per l’omicidio di Valerio Verbano

Aggiornamento

 

 

La scorsa settimana l’Ansa ha battuto la
notizia che il faldone portante era stato ritrovato.

Ho atteso 4 giorni che il Tribunale di
Roma mi avvertisse del ritrovamento e, non avendo ricevuto notizia alcuna, ho
telefonato alla Segreteria della Presidenza del Tribunale. Dalla Presidenza mi
è stato confermato il ritrovamento del faldone ma allo stesso tempo mi è stato
detto che  nessuno di loro in effetti lo
aveva visionato.

Mi è stato comunque dato appuntamento per
oggi, giovedi 19 febbraio, per prenderne visione e riceverne finalmente una
copia. La Segreteria mi ha consigliato di telefonare prima di recarmi presso il
Tribunale per avere la certezza che il faldone era visionabile.

Stamattina dunque ho telefonato alla
segreteria per avere questa conferma.

Mi è stato ribadito che il faldone era
stato ritrovato. Alla mia domanda se loro lo avessero effettivamente visto mi è
stato risposto di no.

Mi è stato però detto che non sono
autorizzato a visionarlo e prenderne copia e non mi è stato motivato il perché,
strana cosa visto che la stessa Presidenza mi aveva già autorizzato a
visionarlo nei mesi passati, prima che il faldone risultasse scomparso o
"fuori posto".

Alle mie rimostranze mi è stato detto che
non avevavo altro da aggiungere e che non erano tenuti a darmi risposte.

Ho dunque risposto che avrei formulato
una nuova richiesta ufficiale di visione e copia dello stesso ai fini della mia
tesi di laurea e che in merito esigo una risposta, seppur negativa, motivata in
forma scritta.

Vi terrò aggiornate/i e, visti i
precedenti, vi prego di non prendere in considerazione fantomatiche "mie
dichiarazioni" eventualmente pubblicate dai giornali che smentiscano e/o
aggiungano informazioni diverse da quelle sopra riportate.

 

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ACAB di Carlo Bonini

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Beh… il libro di Bonini,letto e riletto, alla fine non mi piace.

E”
scritto in maniera accattivante, in stile asciutto, scorrevole, veloce.

Proprio
come impone la letteratura contemporanea e giornalistica pubblicata soprattutto
da Stile Libero e non solo, in questi ultimi anni.

Ma questo
non basta a farne un buon libro.

Perché
è un romanzo che ti lascia intravedere dall’interno un mondo poco conosciuto,
quello dei celerini, ma si limita ad aprire appena la porta su questo mondo,
senza andare oltre. Senza spiegare a fondo i meccanismi che lo muovono, le
dinamiche violente e/o ideologiche che lo compongono. In particolare
l’ipocrisia di base: quella di chi usa la violenza in maniera spregiudicata per
dire poi di esserci costretto a causa della violenza degli ultras, dei no
global, degli immigrati, dei vari teppisti di turno.

 

Ci
sono cose che mi lasciano perplesso in questo libro.

Innanzitutto
l’autore non spiega come ha fatto ad entrare, da semplice giornalista, in una
chat privata del Ministero degli Interni, aperta solo ai poliziotti.

Come
ha fatto?

E’
finzione letteraria la sua? Ha dato appena una sbirciata?

E’
stato aiutato da funzionari della polizia di Stato? E se lo hanno fatto, perché
lo hanno fatto?

Il
Ministero aveva bisogno forse di scaricare le pecore nere del reparto celere
per dimostrare che in fondo i vertici delle forze dell’ordine sono trasparenti
e democratici?

Inoltre
l’autore salta troppo di palo in frasca: dall’assalto dei N.I.S.S. napoletani
contro una macchina di ultrà della Roma sull’autostrada con cui si apre il
libro, a Genova 2001 di cui troppo poco spiega e racconta, fino all’assalto
alle caserme a Roma nella notte in cui era stato ucciso Gabriele Sandri.

Come
se fossero la stessa cosa. Una partita di calcio e una manifestazione
internazionale. Come se gli ultras, i black block, i no global e i manifestanti
non violenti fossero tutti la stessa cosa.

Perché
non parla invece di Bolzaneto? Di Via Tolemaide? Di Piazza Alimonda? Perché non
racconta fino in fondo delle migliaia di manifestanti massacrati dalla celere e
dai carabinieri, dalla Guardia di Finanza e dalle guardie carcerarie? Perché
non racconta dei cops infiltrati fra i manifestanti? Perché su questo c’è il
silenzio dell’autore?

E poi
non chiarisce la dinamica della notte dell’assalto alle caserme della polizia
dopo la morte di Sandri.

Gli
ultras uniti di Roma e Lazio erano troppo forti da fermare in quella occasione
oppure qualcuno, dall’alto, li ha voluti lasciar sfogare per poi colpirli e
macchiare una giusta protesta per un omicidio a sangue freddo come una
sprezzante e rabbiosa rivolta antipoliziesca?

Bonini
forse voleva davvero spiegare la trama occulta, se trama occulta c’è stata,
dietro alcuni episodi di violenza fra celerini e manifestanti e fra celerini e
ultras.

Ma non
ci riesce. Proprio non ci riesce.

Un
esempio su tutti:

Quando
gli ultras uniti di Roma e Lazio organizzano gli assalti alle caserme dopo la morte
di Gabriele Sandri, tutto sembra spontaneo ma lascia presupporre una macchina
organizzativa pronta a mettersi in moto appena la scintilla fosse scattata.

Ma
allora perché l’autore fa dire ai suoi personaggi "Non credo che la
situazione si possa evolvere. Per adesso è finita così. Per oggi è finita
così"

Proprio
nel momento in cui gli ultras hanno costretto alla ritirata i celerini. Che
invece di contenerli e caricare si mostrano pavidi e si nascondono.

Perché?

 

Ma
quello che proprio non mi piace è che i celerini non fanno nessuna
autocoscienza sulla violenza da loro esercitata in nome di uno stato che non
amano e che criticano sempre. Ma allora la loro violenza è puramente
individuale e del reparto? Non ha quindi giustificazioni morali, etiche, legislative?

Eppure,
disegnando a tutto tondo anche le loro vite sconclusionate e difficili,
l’autore sembra voler mostrare le difficoltà dei celerini, quasi a volerci far
empatizzare  con loro. Fanno quasi pena,
si.

Ma
cosa vuole sviluppare nei lettori? la sindrome di Stoccolma?

Pensandoci
bene mi sembra un’operazione editoriale che segue la moda dei tempi più che una
sincera inchiesta sul campo.

Il
libro tace su troppe verità. A partire dalla morte di Carlo Giuliani.

Cosa
ci vuole dire con questo rischioso romanzo, che mischia malamente finzione a
cronaca, l’autore ?

Boh….

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“Le inesattezze del Velino e del Messaggero…”


Oggi, giovedì 5 Febbraio 2009, mi sono recato presso il Tribunale di Roma a seguito della notizia riportata ieri alle ore 12.48 da un lancio giornalistico dell’Agenzia Stampa "Il Velino"
Il lancio scriveva questo http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=759995
come potete leggere in questo lancio si affermano delle cose assolutamente false. Ho mandato una mail ieri stesso all’agenzia Il Velino in cui scrivevo queste cose:

1) Il faldone portante non era affatto al suo posto al momento del ritrovamento, ovvero l’archivio di via Silvestri, perché il suo posto era l’archivio del vecchio Giudice Istruttore, insieme al secondo faldone che componeva l’intero fascicolo degli atti processuali riguardanti l’omicidio di Verbano. Lì, in quell’archivio il faldone portante non c’era e il secondo faldone invece si.
Perché mai?
Perché nessuno, ripeto nessuno, sapeva che il faldone si trovava in via Silvestri ?

2) Era stato il sottoscritto a chiedere ripetutamente e in forma scritta alla segreteria del P.M. Diana De Martino se era in possesso del faldone portante.
E non "qualcuno", come affermate voi nel vostro lancio d’agenzia.
La segreteria mi aveva risposto più volte in forma orale, dopo attenta ricerca, che il faldone portante era stato riconsegnato presso il vecchio archivio del giudice istruttore, ricomponendo così insieme al faldone secondario, l’intero fascicolo.
Ma lì, come vi ho già detto, non c’era.
Ed è stato cercato per mesi, anche in altri archivi del Tribunale e anche in quello della Procura della Repubblica. Ma non risultata essere da nessuna parte. E nessuno, né commessi, né impiegati, né archivisti e neanche segreterie di Pubblici Ministeri, per mesi ha saputo dare una risposta alle mie richieste.
Perché non avete chiarito meglio la notizia nel vostro lancio d’agenzia?

a questa mail, inviata due volte, non ho avuto risposte…

Oggi poi, andando in Tribunale ho comprato "Il Messaggero", dove un lungo articolo riportava un virgolettato in gran parte esatto, riprendendo una dichiarazione che avevo rilasciato ieri pomeriggio alle ore 16 circa a commento del ritrovamento del "faldone scomparso". Ma questo articolo si apriva anche con una grave inesattezza.
Si dice testualmente che del ritrovamento "ne da notizia Marco Capoccetti" e nel sopratitolo riporta addirittura la frase "ad annunciare il ritrovamento è stato lo stesso laureando che aveva denunciato la scomparsa del faldone".
Non è così. Non è assolutamente così.
Come potete leggere sopra è stata l’Agenzia Stampa Il Velino a dare notizia del ritrovamento del faldone. Io ho solo commentato con gioia, all’agenzia stampa OmniRoma dell’ottenuto ritrovamento.

Chiedo quindi al Messaggero di rettificare quanto sopra, pena mandato legale ai miei avvocati per muovere querela nei confronti dello stesso, per aver scritto una cosa che io mai e poi ho dichiarato.

Dunque dicevo del mio viaggio in Tribunale di stamattina.
Sono andato felice  in Tribunale all’idea che il faldone fosse stato finalmente e prontamente ritrovato.
Ma la gioia è durata ben poco. Perché tutti gli uffici competenti mi hanno comunicato che l’indagine è ancora in corso….e che il faldone non è stato affatto ritrovato!
Mi hanno ripetutamente smentito quello affermato dall’agenzia stampa Il Velino e mi hanno chiesto conto delle mie presunte dichiarazioni di ritrovamento al Messaggero.
Ho quindi dovuto difendermi da quelle dichirazioni apparse sul Messaggero.
Ho quindi dovuto dichiarare in forma scritta alla polizia giudiziaria che non ero stato io ad annunciare il ritrovamento del faldone, e che mi sarei mosso in vie legali per difendermi da frasi a me attribuite e mai dette. Mai.

Dunque le indagini proseguono, ma il faldone ancora non è stato ritrovato.
Rinnovo il mio invito al Velino e al Messaggero di smentire e rettificare ciò che hanno pubblicato.
E giro per conoscenza questa mail a Carla Verbano, agli amici e alle amiche di Valerio, a giornali, radio, blog, siti internet.
Chiedo solo la verità sul "faldone portante".
Chiedo solo che venga rimesso al suo effettivo posto.
E non mi arrenderò con la mia denuncia, pubblica e legale, affinché ciò non accadrà.

Grazie

Marco Capoccetti Boccia

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Omicidio Verbano, sparito un fascicolo dall’archivio del Tribunale di Roma Esposto in Procura da parte di uno studente di Lettere

 

 

Dal "Messaggero" del 4/02/2009

Esposto in Procura da parte di uno studente di Lettere
della Sapienza che sta preparando la tesi sull’omicidio

 

   

ROMA (3 febbraio) – Il faldone portante
dell’istruttoria sulla morte di Valerio Verbano «è sparito» dagli
archivi del Tribunale di Roma. La parte primaria dell’inchiesta, cioè,
istruita dalla Procura di Roma sull’omicidio del giovane vicino ad
Autonomia operaia, ucciso barbaramente nella sua abitazione davanti ai
genitori il 22 febbraio 1980 a via Montebianco e i cui autori, cercati
negli ambienti dell’estrema destra, non sono mai stati rivelati, non
giace più nell’archivio del giudice istruttore almeno dal 2007.
 
A denunciarlo,
con un esposto alla Procura della Repubblica di Roma presentato il 12
dicembre scorso, è uno studente di Lettere dell’Università La Sapienza,
Marco Capoccetti, che sta preparando una tesi di laurea sull’omicidio
di Verbano. Lo studente, lo scorso settembre, aveva fatto richiesta al
tribunale di prendere visione del materiale processuale. «Ne ho trovato
soltanto una parte – ha raccontato Capoccetti – quello relativo alle
indagini sui Nar e su Terza Posizione. Materiale generico, però, senza
nessun accenno alla morte di Verbano. Mancava il primo faldone, il
cosiddetto “portante” è dove c’era tutto il materiale dell’istruttoria.
Ho fatto richiesta specifica e dopo due mesi mi hanno convocato per
dirmi che non era stato trovato, che era, come si dice in gergo, fuori
posto». Materiale simile, ha spiegato lo studente, «non può sparire
dagli archivi di un tribunale».
 
Se ne può prendere visione,
si può fotocopiare ma non farlo uscire se non con un cedolino in cui
c’è scritto il nome del consultante e la data del prestito. «Persino
quando nel 2007 – dice lo studente – il Pm Diana De Martino che riaprì
l’inchiesta sull’omicidio, ne prese visione, lo riportò in archivio,
come ha detto anche a me la sua segreteria». Capoccetti, che ha
informato della vicenda la madre di Verbano, Carla, i legali e gli
amici della vittima, decise così di presentare l’esposto (protocollo n.
007418) e il 29 gennaio scorso è stato convocato dal tribunale. «Il Pm
Gianfederica Dito, ha aperto un fascicolo d’inchiesta sulla
sparizione», ha detto ancora lo studente.

La vicenda di Verbano,
di cui il 22 febbraio ricorre l’anniversario della morte, ha conosciuto
diversi momenti poco chiari dell’inchiesta, dalla sparizione di
materiale come un cappellino e un guinzaglio trovati sul posto
dell’omicidio alla stessa pistola, sparita, ritrovata a Palermo e poi
sparita di nuovo: «Così come il dossier di Valerio – conclude
Capoccetti – che si stava occupando dei legami tra malavita,
neofascismo e traffico di stupefacenti, sequestrato dalla Digos e
ritrovato, come affermò lo stesso giudice istruttore dell’epoca,
D’Angelo, senza alcune parti fondamentali, circostanza confermata anche
dalla signora Carla».

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VALZER CON BASHIR E’ UN FILM NEGAZIONISTA!


"Valzer con Bashir", film d’animazione attualmente nelle sale di tutta Italia e candidato all’oscar come miglior film straniero è un film negazionista.
Negazionista nel senso che nega le responsabilità oggettive, materiali, concrete, da mandanti e di copertura degli esecutori della strage del settembre 1982 nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila in Libano.
Parte bene il film, cavolo se parte bene.
E illude alla grande lo spettatore/la spettatora. Fingendo di iniziare un viaggio nella memoria e alla ricerca della verità. Arrivando però alla fine a deresponsabilizzare direttamente Israele dalla strage.
Il film inizia infatti con la scena di cani dalle fattezze diaboliche che corrono per la città di Tel Aviv, affamati di sangue umano. Presumibilmente.
Ma chi sono quei cani? Chi rappresentano?
Ovviamente le interpretazioni possono essere svariate. Sono i fantasmi di una coscienza sporca, si lascia intendere.
O forse di una coscienza che inizia un percorso di autoanalisi, di ricerca della verità, per come si muove il protagonista, assediato da quei cani nella sua casa. Spronato da quei cani a capire chi sono, da dove vengono e cosa vogliono da lui.
E inizia così il viaggio dentro la memoria del protagonista, il viaggio all’interno della sua coscienza.
Incontri coi suoi ex commilitoni, sia soldati semplici che ufficiali, incontri con psicoanalisti e giornalisti.
E sullo sfondo la figura inquietante di Sharon.
Ma perché il protagonista non accenna neanche il motivo reale dell’invasione del Libano da parte di Israele ?
Cosa ci facevano lui e i suoi commilitoni in Libano?
Neanche una parola su questo ovviamente…

Ma alla fine di questo viaggio io direi che il protagonista, un soldato israeliano che ha partecipato all’invasione del Libano e alla strage di Sabra e Chatila, la coscienza non sa nemmeno dove sta di casa. Purtroppo.

Poiché il film fa credere che il protagonista stia scavando all’interno della propria memoria per recuperare la "verità" di una strage a cui ha partecipato, o a cui ha fatto da “spettatore ignaro e impossibilitato ad agire”. Come emerge alla fine del film.
Ma così non è.
Un’altra pessima cosa del film, come in quasi tutti i film israeliani, il punto di vista arabo – palestinesi è inesistente…gli israeliani ragionano su sé stessi, sulla Palestina,  sui palestinesi e sulla guerra senza mai relazionarsi all’altra parte, mai.

E poi la battuta sull’Olocausto è veramente diabolica.
La battuta in cui un amico psicologo dice al protagonista che non deve sentirsi un nazi solo perché ha compiuto il suo dovere in Libano…La strage di Sabra e Chatila, la guerra contro i terroristi è stata un’altra cosa.
Quindi deve stare tranquillo, non è il caso di sentirsi in colpa.
Lì sono sobbalzato dalla sedia del cinema!
Ma per quanto tempo ancora gli arabi e i palestinesi dovranno pagare per l’Olocausto commesso dai tedeschi e italiani cristiani nei confronti degli Ebrei ?
Non è una domanda nuova, lo so. Anche se può sembrare un’affermazione forte, è una domanda provocatoria che palestinesi, arabi, europei e anche storici e pacifisti israeliani vanno ripetendo da decenni.

In molte recensioni al film si parla di missione militare, o addirittura di Pace, svolta da Israele in Libano.
Ma perché non si parla di quel conflitto per quello che fu in realtà? Una Guerra. Una guerra d’invasione.

Insomma il film gioca sporco, perché fa credere che il protagonista, e i suoi amici e commilitoni, facciano un viaggio nel passato per recuperare la memoria. Ma questo viaggio è strumentale. A dare la colpa letteralmente ai "cristiani" della strage, delle atrocità commesse in Libano.
Certo che i falangisti cristiani libenesi erano dei fanatici assassini che ne hanno fatte di tutti i colori. Su questo non c’è  dubbio.
Ma chi li ha armati?
Chi li ha equipaggiati ?
Chi li ha addestrati e organizzati?
E soprattutto chi li ha materialmente protetti all’esterno dei campi profughi mentre commettevano la strage ?
Nel film gli israeliani sono disegnati come dei ragazzi che non capiscono cosa stanno facendo i falangisti cristiani e che alla fine sono loro a porre fine al massacro, con l’arrivo di un generale israeliano che rassicura i profughi palestinese, facendo la parte del salvatore, dicendogli di stare tranquilli e di rientrare nel campo che non gli succederà più nulla di male…
Certo, possono farlo però dopo tre giorni e tre notti di massacri che hanno prodotto oltre mille morti…

Certamente sono bellissimi i disegni animati delle persone, dei colori, degli odori e dei paesaggi. Talmente belli che dopo un po’ stuccano a mio avviso con il rappresentato e rappresentabile.

Per chi come me ha visto altri film e documentari, per chi ha letto libri e documenti storico politici sulla strage di Sabra e Chatila, non può che arrabbiarsi alla finta, strumentale, opportunista ricostruzione della strage, dei giorni che la precedettero, di come fu organizzata, gestita e diretta da Israele, usando i suoi stupidi e macellai servi falangisti.
Un pessimo film, che non fa altro che gettare rabbia contro Israele, che non riesce a fare i conti con se stesso, e che usa strumentalmente tutto per autoassolversi dai propri crimini.
Un film che, per chi non conosce a fondo la storia del Libano, di Israele, della Palestina e in particolare di Sabra e Chatila rischia di passare come film pacifista, contro la guerra. E di autoassolvere il Governo Isareliano fino all’ultimo soldato semplice, complici invece  fino in fondo degli esecutori materiali della strage.

Per saperne di più invito a partire dal bellissimo articolo pubblicato sul Manifesto di oggi, 3 febbraio 2009, scritto due anni fa dal compianto Stefano Chiarini.
Un altro modo di fare giornalismo, storia e soprattutto di indagare alla ricerca della verità.

Ramingo

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VALERIO VERBANO, CONTINUA IL MISTERO DEL FALDONE SCOMPARSO.

Ieri pomeriggio due agenti del commissariato di San Paolo si sono presentati a casa per consegnarmi una convocazione urgentissima presso la polizia giudiziaria del Tribunale di Roma per quest’oggi, venerdì 30 gennaio alle ore 9.00.
Alle 9 spaccate, puntualissimo data l’urgenza della convocazione, ero al Tribunale, per attendere poi un’ora su una sedia scomodissima.
Pare che il mio esposto – denuncia presentato lo scorso 19 dicembre, di cui vi ho già dato notizia, riguardo alla sparizione del "Faldone portante" degli atti dell’istruttoria riguardanti l’omicidio di Valerio Verbano – abbia avuto un seguito.
Ovviamente il faldone è ancora misteriosamente scomparso, fuori posto, e nessuno sa dove si trova.
Però un sostituto procuratore è stato incaricato dell’indagine, che ha avviato di concerto a un vice commissario di polizia giudiziaria.
A questo vice commissario ho dovuto rilasciare dunque una dichiarazione scritta, in aggiunta all’esposto già presentato, sul percorso di ricerca del faldone scomparso che ho fatto nei mesi passati, chiedendo ancora una  volta che si attivino per ritrovarlo nei meandri del Tribunale, sempre che ancora lì si trovi…
Insomma, nessuna novità di rilievo, se non la speranza che un minimo di pressione legale, politica, civile, possa far riapparire il faldone scomparso.
Fate girare questa informazione più possibile per favore.
Grazie

Ramingo

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L’anno del Bue

 

Quest’anno sentiremo il peso del giogo della responsabilità. Nessun successo può essere conseguito senza uno sforzo coscienzioso.Le prove e le tribolazioni portate dall’anno del Bue riguarderanno soprattutto la famiglia. E’ un periodo adatto per risolvere i problemi domestici e rimettere ordine in casa.

Le mode eccentriche, le forme d’arte astratta e le nozioni nuove riceveranno uno sguardo impassibile dal flemmatico Bue, mentre la politica e la diplomazia verranno trattate con indifferenza. Meglio attenersi all’ordinaria amministrazione e sostenere le politiche conservatrici. Le frivolezze sono escluse!

Quest’anno porterà senza dubbio frutti, ma il motto è: "Niente lavoro, niente paga!". Il tempo non aspetta nessuno; se siamo troppo pigri per seminare quando possiamo, non dobbiamo accusare nessuno se non abbiamo poi nulla da mietere. Troveremo molte cose che richiedono la nostra attenzione, e l’elenco di ciò che deve essere fatto sarà interminabile. L’influenza spartana del Bue sarà come una frusta che schiocca continuamente sopra le nostre teste. Meglio applicarsi con diligenza che sprecare tempo discutendo con le autorità. Queste ultime avranno la meglio poiché l’anno del Bue favorisce la disciplina.

Molti conflitti, quest’anno, nasceranno più da una mancanza di comunicazione e dal rifiuto di cedere su piccoli dettagli che da ogni altra causa. Resistete, tuttavia, e siate pazienti. Ogni cosa andrà a posto e sarete ricompensati per i vostri sforzi, purché ricordiate di agire in modo convenzionale. Non è il momento delle scorciatoie ingegnose.

Ai ribelli, è opportuno ricordare che, sebbene lo stoico Bue parli con voce sommossa, porta un grosso bastone, e questo è il suo anno.

"Theodora Lau

L’orosco cinese

Edizioni Mediterranee"

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Anno del Bue di Terra

La mia è la forza stabilizzatrice

Che perpetua il ciclo della vita.

Io resto immobile nelle prove

Dell’avversità,

Risoluto e irreprensibile.

Mi sforzo di servire l’integrità,

Di portare il fardello della rettitudine.

Obbedisco alle leggi della natura…

Spingendo con pazienza la ruota del Fato.

Così io intesso il mio destino.

Io sono il Bue

"Theodora Lau

L’oroscopo cinese

Edizioni Mediterranee"

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Il PD e il precariato

Forse l’avrete già notata la vergognosa campagna pubblicitaria del PD.

Quella che, su manifesti attaccati per strada e pubblicati sui giornali, afferma che: "Il lavoro nobilita l’uomo. Il precariato no. Sussidio unico per i disoccupati. Reddito minimo garantito per i precari"

Che stronzi di manipolatori ipocriti che sono! Questo ho pensato, arrabbiandomi, leggendo l’inserto pubblicitario del PD su un quotidiano.

Perché non hanno costituito il sussidio unico per i disoccupati e il reddito minimo garantito per i precari quando erano al Governo?Perché dicono a Berlusconi cosa deve fare sul precariato e non lo hanno fatto loro stessi quando erano al governo?

Che abili e infingardi bugiardi che sono!  Proprio loro oggi scrivono queste cose, quando nel 1997 erano al governo di questo Paese, e hanno votato il famigerato "pacchetto Treu", che spalancò le porte al precariato a tutto campo, e che promossero lo schifoso accordo fra Confindustria e CGIL CISL UIL decominato "Patto per il lavoro", che altro non era che un accordo fra Imprenditori e Sindacati consociativi per estendere il precariato a tutti i livelli del mondo del lavoro, con la santa benedizione della triplice…Una vergona!

E oggi, all’alba del 2009, il PD se ne esce con una simile campagna puramente propagandistica, che forse catturerà le simpatie e il voto di chi non ha memoria (purtroppo sono in tanti e tante a non averne in Italia) ma che non potrà che far incazzare i tanti e le tante che sanno bene che le responsabilità principali dell’introduzione massiccia del precariato contrattuale come forma di sfruttamento in Italia è del centrosinistra, compresa Rifondazione comunista.

Chi ricorda le scelte di ieri e dell’altro ieri, non potrà che arrabbiarsi, come è capitato a me oggi aprendo un quotidiano o vedendo quei manifesti sui muri di Roma e d’Italia. E scrivere che non tutti hanno perso la memoria, e sanno bene chi sono i primi e veri responsabili dello sviluppo della precarietà lavorativa e salariale in Italia.  

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ALEMANNO NON SEI IL BENVENUTO!

RIPORTO QUI DI SEGUITO COMUNICATI APPARSI SU INDYMEDIA ROMA
RIGUARDO LA PRESENZA DI ALEMANNO IL PROSSIMO 22 FEBBRAIO ALLA
MANIFESTAZIONE PER VALERIO.
COME SAPRETE CARLA VERBANO HA CHIESTO AL SINDACO ALEMANNO, IN UN
INCONTRO PRIVATO TENUTOSI OGGI IN CAMPIDOGLIO, DI NON PARTECIPARE ALLA
COMMEMORAZIONE PER VALERIO.
HA FATTO LA COSA GIUSTA A MIO PARERE, LA MIGLIORE POSSIBILE.
BRAVA CARLA!

Gianni Alemanno da Valerio Verbano non è il benvenuto!

Ven, 16/01/2009 – 12:17

La memoria del presente e il sindaco con la celtica

Comunicato stampa dei Centri Sociali romani

Ci sono storie che hanno a che fare solo con il passato, che non
parlano al presente e in cui la memoria si trasforma in liturgia. Il
tempo scorre e quelle storie si allontanano da noi, come se facessero
parte di un’altra vita. La storia e il nome di Valerio Verbano non
appartengono a questa categoria perchè la corsa di Valerio non si è
fermata il 22 febbraio 1980, come avrebbero voluto le pallottole dei
fascisti. La corsa di Valerio è continuata attraversando generazioni
differenti. Solo un anno fa, più di duemila persone hanno invaso le
strade del Tufello in un corteo attraversato da studenti, centri
sociali, movimenti di lotta per la casa, collettivi femministi. Un
corteo che ha rinnovato la memoria antifascista nelle battaglie contro
i "pacchetti sicurezza", gli omicidi sul lavoro, le aggressioni
neofasciste e le campagne razziste funzionali soltanto al potere nel
tempo della crisi e della guerra globale. Tutto questo, insieme al
progetto di Palestra Popolare che porta il suo nome, racconta una
memoria viva, una storia attuale e collettiva. La storia di una città
ribelle. Negli ultimi giorni, qualche acuto giornalista ha pensato bene
di travisare le parole di Carla, la mamma di Valerio, trasformandole in
un invito diretto al nuovo sindaco Alemanno a onorare la figura di
Valerio il prossimo 22 febbraio, in via Monte Bianco. Il sindaco
Alemanno vorrebbe con questo gesto "pacificare" una storia del
"passato". Non capendo, o non volendo capire, che in quella via e
davanti a quella targa, oltre alla memoria storica, c’è la vita e la
lotta quotidiana di migliaia di persone che combattono il modello di
città e di società che la sua figura rappresenta. La croce celtica, che
il sindaco porta orgogliosamente al collo, è il simbolo più volte usato
negli ultimi anni per sfregiare la lapide di Valerio e dietro il quale
sono avvenute le centinaia di aggressioni in tutta Italia contro centri
sociali, campi rom, migranti, omosessuali e lesbiche, semplici
cittadini e cittadine che partecipavano a iniziative pubbliche. Solo
pochi giorni fa, il 27 dicembre, c’è stata un’altra aggressione, nello
stesso quartiere di Valerio, contro un ragazzo di 18 anni che usciva
dall’Horus Liberato dopo un’iniziativa culturale. Come massima figura
istituzionale della città, ci aspettiamo atti concreti, piuttosto che
un gesto provocatorio: sollecitare la riapertura del processo per
Valerio e chiedere conto a chi di dovere come mai pochi anni fa sono
scomparse dagli archivi della polizia diverse prove utili; rivolgersi
all’area neofascista a lui limitrofa negli anni ’70 e pretendere la
verità come più volte richiesto anche da Carla Verbano; rompere
qualsiasi relazione politica e istituzionale con quei personaggi e
gruppi che aprono covi dove il primo insegnamento è "distruggi il
diverso". Onorare Valerio significa riconoscere progetti, percorsi,
sogni che appartengono ai nostri giorni. Primi fra tutti, la Palestra
Popolare a lui dedicata, a cui le istituzioni negano a tutt’oggi
l’allaccio delle utenze. Una vergogna. In questo contesto, la presenza
il 22 febbraio in via Monte Bianco sarebbe vissuta come uno sfregio
alla memoria collettiva e una provocazione politica. Gianni Alemanno
non è il benvenuto. Allo stesso tempo, facciamo appello a tutte le
realtà antifasciste e democratiche, i centri sociali, le reti
studentesche, le reti migranti, i movimenti di lotta per la casa, le
associazioni, per costruire una grande mobilitazione in vista della
giornata del 22 febbraio. Una giornata di lotta e di festa per
ricordare a tutta la città che la nostra memoria non si cancella perchè
vive nelle battaglie di tutti i giorni. Adesioni metropolitane: Astra19
spa, Palestra Popolare Valerio Verbano, Horus Liberato 2.0, Kollatino
Underground, Strike spa, Esc atelier occupato, Csoa La Strada, ACTIon,
Blocchi Precari Metropolitani, Coordinamento Cittadino di lotta per la
casa, csoa Corto Circuito, csoa Spartaco, csa Sans Papier, ACTIon-A,
Cantiere sociale deCOLLIAMO, ondarossa 32, Centro di Cultura Popolare
Tufello, loa Acrobax, RiVolturno, polisportiva All Reds, Factory
Occupata, InterOceanica Pirata (Sapienza), RadioTorre soundsystem, csoa
Forte Prenestino, csoa ExSniaViscosa, csa La Torre, Palestra Popolare
Corpi Pazzi, zona rischio casalbertone, c.s.o. Ricomincio dal Faro

ROMA: ALEMANNO, VERBANO UN MARTIRE MA NON ANDRO’ A COMMEMORAZIONI
il Ven, 16/01/2009 – 13:19

(ANSA) – Roma, 16 gen – ”Abbiamo concordato che non e’ opportuna una
mia visita all’anniversario della morte di Valerio Verbano”. Cosi’ il
Sindaco di Roma Gianni Alemanno e’ tornato a parlare del caso Verbano e
dopo aver incontrato stamattina in Campidoglio con la signora Carla
Verbano. ”Ho ripetuto alla signora le mie condoglianze – ha detto
Alemanno prima dell’incontro in Regione per discutere del caso Alitalia
– e la volonta’ di onorare e rispettare questo martire, ma gli
atteggiamenti dei centri sociali e di molti amici di Verbano vedrebbero
la mia presenza come una provocazione e tutto voglio meno che un gesto
di questo genere venga intese come ipocrisia politica o atto
strumentale. Credo – ha aggiunto – che i tempi non siano ancora maturi
e vedremo in futuro, resta ferma la mia disponibilita”’.

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